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Ciò che non va riguardo a Medjugorje

A Medjugorje e nell’ambito della pietà che nel mondo si sta sviluppando alla luce del messaggio di Medjugorje, sto notando da un po’ di tempo in qua, alcune forme negative di comportamento che vorrei mettere in evidenza allo scopo di provocare utili riflessioni e positive correzioni.

1. QUANTO AI MESSAGGI TERRIFICANTI
In primo luogo, sempre più frequentemente vengono diffusi opuscoli e volantini, ciclostilati o stampati, in cui si parla di presunte apparizioni, rivelazioni e locuzioni celesti (più o meno collegate con Medjugorje), che annunciano imminenti castighi ed eventi catastrofici, in punizione dei delitti e dei peccati che si commettono nel mondo. Quali portavoce di tali “messaggi” terrificanti vengono genericamente indicate persone di varia estrazione mistica, “una persona pia”, “un’anima devota’, “una religiosa di santa vita”, “una veggente che vuole conservare l’anonimato”, ecc.
Il più delle volte si tratta di individui psichicamente deboli, magari sinceramente mossi da religioso sdegno contro i disordini morali che affliggono la società moderna e la chiesa di Dio. Nel loro zelo e nel loro desiderio di estirpare i mali queste persone ricorrono allo stile “apocalittico”, alle minacce, allo spauracchio. Si tratta ovviamente di invenzioni fantasiose, ma talvolta questi scritti sono frutto di una inconscia e malata persuasione – lentamente maturata nei più reconditi anfratti della psiche – di essere destinatari e portavoce di locuzioni dall’alto (da Dio, dalla Madonna, a angeli o da santi.
In presenza di tali fenomeni della coscienza umana, bisogna osservare che il nostro Dio è il Dio della pace, della gioia, della serenità, dell’amore. Dio non ci vuole vedere nell’inquietudine; Egli ispira fiducia, non terrore. La rivelazione neotestamentaria ci ha fatto conoscere un Dio che, con cuore di padre e di madre ci ama e ci vuole salvi. Gesù ci chiama, sì, alla conversione; ci attira però a se non con le minacce, ma con l’amore, dall’alto della sua croce (cfr.Gv 12,32). Egli suscita in tutti confidenze e abbandono totale.
Coloro che, sia pure con intenzione retta, pretendono di convertire il mondo inventando visioni o messaggi celesti, minacciando cataclismi, e con ciò seminando panico tra la gente, sono “falsi profeti”, non ispirati da Dio, ma subdolamente ingannati da Satana. E se Dio, nella Bibbia, ha ispirato agli autori sacri lo stile apocalittico, se in via eccezionale Dio lo può usare ancora, con ciò non siamo autorizzati noi ad usarlo. Con le minacce nostre, incautamente attribuite a Dio o a qualche rivelazione, la gente non si converte, ma perde la fede perché è portata a pensare a un Dio tiranno e cattivo. Le minacce da noi inventate non producono amore, ma terrore, delusione, sfiducia, rabbia, ribellione.
S. Paolo stesso ci esorta “a non lasciarci facilmente confondere e turbare da pretese ispirazioni. Nessuno – Egli dice – vi inganni in alcun modo! (2Tess 2,2). Infatti “Dio non ci ha donati alla sua collera, ma all’acquisto della salvezza per mazzo del Signore Nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, per che, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con Lui” (1 Tess 5,9-10).
Frasi come questa: “In questi giorni il Signore, apparendo a un anima devota, Le ha detto…” o altre simili, in cui, sotto pseudonimi o dietro l’anonimato, vengono propagandati come voci del cielo i propri convincimenti, non meritano attenzione, e i volantini che le contengono vanno cestinati senza esitazione.

2.NON MASSACRARE I VEGGENTI
Un secondo tipo di comportamento, che -a dir poco— vorrei chiamare sconcertante, è quello di alcuni pellegrini, specialmente italiani, che si recano a fare visita ai veggenti nelle loro case. Si tratta di quei pellegrini petulanti, che non hanno nessun rispetto per la capacità di resistenza fisica e umana dei veggenti, per la “privacy” delle loro famiglie, per la loro stessa personalità.
Accanto a domande legittime e giuste su ciò che è la sostanza dei messaggi e sull’esperienza personale dei veggenti si fanno domande assurde ed incredibili: sembra quasi che qualcuno abbia scambiato la Madonna per un’impiegata che stia allo sportello di un ufficio informazioni.
Altri ancora, anziché lasciare al capo-gruppo il compito di raccomandare il gruppo stesso alle preghiere dei veggenti e al la protezione della Madonna, vorrebbero raccontare per filo e per segno ai veggenti tutte le loro sofferenze e i loro problemi. Quando si pensa che, in una giornata, da Marija e da Vicka arrivano migliaia di persone, se ognuna raccontasse loro in dettaglio le proprie situazioni, i veggenti dovrebbero trasformarsi in super moderni computer per memorizzare tutte le particolarità che vengono loro raccontate.
La Madonna conosce le necessità di ognuno. E’ quindi inutile affannarsi a raccontare ai veggenti quello che la Madonna già sa! Altri pellegrini scambiano i veggenti con la Madonna stessa: cercano infatti di toccarli, di baciarli, di accarezzarli, di strofinarsi addosso a loro, ecc. Ritengono forse che il contatto diretto porti fortuna o procuri maggiori grazie? Dio non ha bisogno di corpi intermedi per compiere le sue meraviglie.

3.NON VOLER LASCIARE IL SEGNO DEL TUO PASSAGGIO
Un terzo aspetto negativo è quel diffuso esibizionismo pseudo religioso, che compare frequentemente anche in altri luoghi di preghiera e di culto, che induce le persone, desiderose di lasciare un segno della loro generosità, a pretendere una destinazione precisa delle loro offerte.
Alcuni arrivano al punto di voler imporre al personale della parrocchia le loro soluzioni e i loro punti di vista. Assistiamo così al disgustoso proliferare di tali impronte personali: immagini, quadri, statue, croci, rosari, scritte, lapidi vengono collocati da privati nella chiesa, nella canonica, nei dintorni, sul Podbrdo, sul Križevac e in altre zone del territorio parrocchiale, senza alcuna autorizzazione o consultazione coi responsabili della parrocchia, senza alcun criterio di opportunità o di pianificazione in vista di futuri sviluppi. I padri sono troppo occupati, non hanno tempo di pensare a queste cose, non hanno autorità sui luoghi estranei alla proprietà parrocchiale; ed ecco che alcuni se ne approfittano per “immortalarsi” con qualche segno o monumento, collocato a proprio capriccio nei posti più impensati e più inopportuni.

4.NON PROFANARE IL LUOGO SACRO NÈ LA CONFESSIONE.

Un diffuso permissivismo induce alcuni turisti delle spiagge dalmate, ma anche alcuni pellegrini sconsiderati, a recarsi a Medjugorje e a circolarvi in abbigliamento assolutamente sconveniente per un luogo così sacro. Senza voler essere puritani, bisogna in ogni caso dire che pantaloncini troppo corti, scollature e minigonne vertiginose non fanno certamente onore alle persone interessate. I padri della parrocchia il più delle volte non possono intervenire; ma ognuno dovrebbe avere il buonsenso e il buongusto di vestirsi secondo le esigenze del luogo e la modestia cristiana.

5. Vorrei infine rivelare ancora un aspetto negativo di comportamento che riscontro a Medjugorje. Ascoltando a più riprese e in varie lingue le confessioni sul prato accanto ella chiesa e confrontando gli atteggiamenti dei pellegrini di varie nazionalità, ho fatto nel mio intimo qualche riflessione sul modo di confessarsi dei medesimi. Ho constatato che molti italiani non sanno confessarsi. Era una mia impressione, che per molto tempo non osai comunicare ad altri. Un giorno se ne parlò in comunità, coi padri di Medjugorje e con quelli dei conventi vicini che vengono lì per aiutare. Con mia meraviglia mi resi conto che la stessa impressione l’avevano avuta anche loro. Le osservazioni più ricorrenti erano queste: “Gli italiani confessano più volentieri i peccati altrui che i propri. Molti, anziché riconoscere i propri peccati, cercano di giustificarli o di attenuarne la responsabilità; molti dimostrano di aver più bisogno dello psicoterapeuta che del confessore’.
Sono alcuni aspetti di vita, che non vorrei più vedere a Medjugorje. Capisco: di fronte a milioni di pellegrini pieni di fede e desiderosi di autentica conversione, i comportamenti da me registrati sono poca cosa. Ma l’averli segnalati potrà indurre qualcuno che si reca a Medjugorje, ad atteggiamenti più consoni alla pietà, all’umiltà e alla fiducia in Dio.

Fonte: P. Barnaba Hechich, francescano del Pontificio Ateneo Antonianum di Roma

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