Ero presente sul Kricevaz quando P. Slavko stava morendo
TESTIMONIANZA DI DON ERICH KUEN
Medjugorje – Festival dei giovani, mattina 3 agosto 2011
Sono un parroco tedesco e sacerdote, con un passato di una lunga strada per arrivare a Dio.
Come diversi di voi, anch’io ho cercato il senso della vita, e andavo a sinistra e a destra.
Un giorno stavo troppo male, e Dio mi ha ricompensato tantissimo perché ho potuto provare il suo amore immenso. Poi ho cominciato a cercare questo Dio.
Io sono stato anche nella setta di Moon e tra i Testimoni di Geova: non ho neanche pensato che Dio potesse essere in chiesa.
Una mattina mi sono svegliato [dicendomi]: “si adesso so dove appartengo”, ma non sapevo perché questo. Sono andato fino alla finestra perché abito a Innsbruck, al centro di quella città. Le vie erano piene di persone, ma non sapevo perché. Sono sceso sotto e ho chiesto: “Perché siete qui?”. E loro mi hanno detto: “Viene il papa Giovanni Paolo II, e passa di qui”.
Allora lui doveva passare proprio davanti alla mia finestra, proprio davanti a me. Allora io ho detto: “Intanto che lui è qui vado alla sua Messa, così che io posso dire che il Santo Padre è passato da me, a casa, a chiamarmi”.
Durante questa Santa Messa è iniziata una lotta spirituale. Il punto principale era se davvero Gesù è presente nell’Eucaristia o questo è solo un pane. Io avevo deciso in quel momento: “si, quello è Gesù!”. Da allora io provavo gioia sempre alla domenica.
Dopo di allora io avevo bisogno di trovare la via che mi conducesse alla Madre di Dio. Un amico mi ha dato un libro della consacrazione alla Vergine Maria, e mi ha detto: “un giorno tu pregherai questa preghiera”.
Così un anno e mezzo o due anni dopo, io sono arrivato al punto di pregare questa preghiera, senza conoscere Medjugorje. E nel trentesimo giorno in cui pregavo questa consacrazione, io sono venuto a Medjugorje. E mi sono consacrato in chiesa, nel momento dell’apparizione. Questo è avvenuto mentre c’era la guerra, perché era il1993: ed è successo durante il festival dei giovani. La veggente Marija parlava nel tendone verde, perché allora c’erano due tendoni: Marija ha fatto la sua testimonianza. In quel momento io ho sentito una voce che mi diceva: “Vieni, vieni!”. Io ero sicuro in quel momento che era la Madre di Dio. Non so come, non capivo da dove mi chiamasse. Poi ho capito che mi stava chiamando dalla Croce.
Allora ho incontrato padre Slavko. Io gli ho detto che vorrei essere sacerdote. E lui mi ha dato una botta al petto. E poco dopo che io lavoravo come medico sono andato nella Comunità delle Beatitudini, pensando che quella facesse per me. Ho vissuto più o meno […] insieme a questa Comunità.
Era un venerdì. Pioveva. Il tempo era bruttissimo. Mi sono chiesto se andare o meno a fare la Via Crucis, perché quando piove sopra è molto scivoloso e non è facile andare su. Finalmente, dentro di me, mi sono convinto e ho detto: “Vado lassù a pregare questa Via Crucis”.
A quell’epoca, io non sapevo, cioè non pensavo nemmeno alla vocazione, pensavo di sposarmi, creare una famiglia. Io mi sono incamminato per fare la Via Crucis. Padre Slavko era qualche stazione davanti a me con una ventina di persone della parrocchia. Io pensavo: “Ma guarda: tu pensi di andare o non andare a fare la Via Crucis, e padre Slavko quasi ogni giorno va su una di queste due colline”. E quando mi sono trovato alla tredicesima stazione, la gente correva verso di me. Io pensavo che gente fosse impazzita perché era pericoloso, scivoloso. Ma quando sono uscito da una piccola curva ho visto che c’era un sacerdote che era disteso su una pietra. Siccome sono medico, mi sono avvicinato, ho guardato e ho visto che il cuore stava soffrendo e che lui stava morendo. Abbiamo cercato di rianimarlo, ma questo non dava nessun risultato. Allora ho detto alla gente: “Pregate, pregate: padre Slavko sta morendo!”. In quel momento la pioggia si è fermata, ha smesso di piovere: questo è successo tra la tredicesima e quattordicesima stazione. Da lì si vede la chiesa. Il sole illuminava la chiesa e si vedeva un piccolo arcobaleno; e le nuvole erano in una posizione che il sole le illuminava da sopra. Io in quel momento sapevo che padre Slavko era in cielo. Nel suo cappuccio francescano ho visto un melograno che poi è scomparso.
Dopo abbiamo preso padre Slavko per portarlo giù. Era molto difficile perché era scivoloso. In quella occasione io ho pregato: “Padre Slavko, adesso sei nel cielo: dammi una parte del tuo spirito, fammi parte del tuo spirito”. Mentre lo portavamo giù, poiché era già morto, le sue mani andavano a sinistra e a destra. Una sua mano mi ha toccato sulla spalla di dietro, non proprio alla spalla, ma alla schiena. Io mi sono data questa spiegazione [come se padre Slavko mi dicesse]: “Io ho fatto la mia Via Crucis, adesso comincia la tua”. Poi sono sceso, sono andato in chiesa, perché avevo bisogno di pace. Per più di un’ora ho pianto, senza sapere perché. Dopo ho capito che padre Slavko per me ha chiesto la grazia di non guardare solo me stesso. In quel momento ho preso la decisione: “Io sarò sacerdote!”. Sono entrato in convento in Austria, sono diventato sacerdote, e ora sono sacerdote. È da tre anni che sono sacerdote, e non c’è cosa più bella al mondo che essere sacerdote.
Il sacerdote può donare Dio: chi può farlo?
Io voglio ringraziare la Madonna, voglio ringraziare padre Slavko, ma soprattutto il nostro Padre Celeste.
Gesù è risorto: Lui è veramente risorto!
[dalla traduzione in diretta al Festival dei Giovani, riveduta e corretta dal diac. Franco Sofia]