Intervista all’Arcivescovo Henryk Hoser in occasione del 40° Anniversario delle apparizioni della Madonna a Medjugorje
Rev. Łukasz Gołaś SAC: Saluto cordialmente l’Arcivescovo Henryk Hoser in questa giornata importante, nel 40° Anniversario delle apparizioni della Madonna a Medjugorje, 24 e 25 giugno 2021. È un Anniversario importante, un momento importante per Medjugorje, dove si trovano i pellegrini, e penso sia importante anche in tutto il mondo.
Arcivescovo Henryk Hoser SAC: È sicuramente un grande Anniversario per tutti i pellegrini che giungono numerosi a Medjugorje da tutto il mondo, cosicché questa gioia è condivisa anche a livello internazionale. Vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che il solo numero 40 ha un significato biblico, è un momento in cui accade qualcosa di importante. E infatti, in questo luogo qualcosa è successo, dura e si sviluppa ulteriormente.
Posso dire che tutto è iniziato con la testimonianza di sei giovani, bambini, adolescenti, che hanno affermato di aver visto la Madonna sul Podbrdo oggi chiamato chiamato la “Collina delle apparizioni”: la Madonna si è presentata come la Regina della Pace; la Madonna invita alla conversione, alla penitenza, alla vita in comunione con Dio e alla diffusione della pace nel mondo. I veggenti si incontrarono prima come gruppo, e poi, nel corso degli anni, hanno vissuto esperienze diverse, individuali, incontri con la Madonna, come dicono loro, oppure ispirazioni che si riferivano a loro. Questo è il tema fondamentale, e le apparizioni come tali non sono state riconosciute dalla Chiesa. Hanno un carattere completamente diverso dalle apparizioni “classiche” che hanno avuto luogo a Lourdes o a Fatima. Questo è uno dei motivi per cui la Chiesa non ha fretta. Perché il messaggio della Madonna non è propriamente “nuovo”: Lei invita costantemente alla conversione, alla preghiera, alla penitenza, alla vita sacramentale per scoprire Gesù Cristo nella nostra vita. Per i “non credenti” non usa questo termine, ma dice che queste sono persone che “non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio”.
Il fenomeno di Medjugorje è iniziato 40 anni fa. Questa spiritualità e questo luogo furono, prima di tutto, riconosciuti dagli abitanti della Bosnia ed Erzegovina, poi della Croazia, per poi portare quella spiritualità in tutto il mondo. Prima della pandemia da Covid-19, in un anno a Medjugorje venivano circa 2 milioni di persone. Questo posto è ben conosciuto, è un luogo che attira tanta gente, una moltitudine di pellegrini da tutto il mondo. Questo posto è importante per i Balcani sud-occidentali, come la famosa Częstochowa in Polonia. La gente giunge a Medjugorje per confessarsi, arriva a Medjugorje per le grandi feste. Anche durante la pandemia i pellegrini locali hanno assicurato la presenza dei fedeli a tutti i riti e a tutte le celebrazioni liturgiche. Grazie a ciò, Medjugorje trasuda sempre unicità.
Sono passati 40 anni e sono stati 40 anni di crescita.
Ci sono stati tre periodi.
Il primo periodo è quello degli anni nel tempo dell’ex Jugoslavia, cioè il periodo del dominio del comunismo. Può essere paragonato al periodo di Fatima in cui il regime perseguitava i veggenti e i sacerdoti che si prendevano cura di loro. Poi il parroco dell’epoca è stato condannato a due anni di carcere perché li ha protetti, difesi e non voleva rinunciare al fatto che non si trattava di una frode ma di verità. Quindi è stato un periodo molto difficile simile a Fatima: lì la polizia e l’amministrazione statale, motivate dalla massoneria, perseguitarono i bambini di Fatima, e qui la persecuzione è stata ispirata dal comunismo.
Il secondo periodo è quello degli anni di guerra. Quella guerra non è stata combattuta a Medjugorje, dove la guerra non c’era. Piuttosto, Medjugorje è stata una fonte di forza e di aiuto materiale per tutte le persone: attraverso Medjugorje sono arrivati aiuti umanitari da tutto il mondo, soprattutto dall’ Italia. Gli aiuti sono stati inviati laddove le necessità erano più evidenti.
Al periodo bellico è seguito il periodo del giovane stato di Bosnia ed Erzegovina, che è nato come il risultato dei negoziati di Dayton, cioè uno stato compatto composto da tre gruppi religiosi cioè musulmani (sono i più numerosi) ortodossi e romano-cattolici (al sud).
Tale, dunque, è il contesto geografico di Medjugorje, e Medjugorje invita alla pace, all’unità.
In ogni caso, questo luogo è modesto, in termini architettonici, incomparabilmente più modesto di Lourdes o Fatima, se si tiene conto della differenza dei luoghi al tempo delle apparizioni.
Guardando il terreno dall’alto, notiamo un insolito triangolo isoscele, dove il vertice è la chiesa parrocchiale, nell’altro angolo vi è la Collina delle apparizioni, e nel terzo angolo il Križevac, cioè il luogo dove c’è una croce alta 8 metri che fu costruita lì nel 1933 per l’anno giubilare del 1900° anniversario della Redenzione.
A causa della pandemia, il numero dei pellegrini è diminuito, ma ovviamente provenivano comunque da paesi confinanti. Ora il numero dei pellegrini sta crescendo e nel 40° anniversario è venuta una moltitudine di pellegrini, è stato annunciato l’arrivo di 50 autobus dalla Polonia, 30 autobus all’Ucraina… L’arrivo dei pellegrini è in qualche modo rinato.
La nostalgia è tipica per Medjugorje. Chiunque sia venuto in questo luogo almeno una volta difficilmente può ignorare la chiamata di ritornare. Folle, veramente folle di persone tornano qui più volte. Conosco un signore della diocesi di Varsavia-Praga di Nostra Signora di Ostrobram che è venuto una volta al mese. Questo è un vero fenomeno. Per me questo è il termine più appropriato per Medjugorje: un fenomeno. Perché? Per prima cosa perché le apparizioni non sono ancora state riconosciute, e poi perché Medjugorje non ha nessun titolo, è semplicemente una parrocchia. Non è un santuario, non ha nemmeno un titolo come luogo di pellegrinaggio, ma è de facto riconosciuta dalla Chiesa stessa. Grazie a Papa Francesco abbiamo decreti che hanno dato a Medjugorje una certa personalità giuridica, quindi è stato nominato il Visitatore apostolico con carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, e poi si è deciso di abbattere tutte le dighe e permettere l’arrivo non solo dei laici: ora anche alle diocesi è permesso organizzare pellegrinaggi, e vescovi, arcivescovi e cardinali possono celebrare la liturgia in maniera solenne.
Quindi, de facto, abbiamo questi elementi che funzionano e facilitano l’arrivo dei pellegrini, che ora è un po’ rallentato. Quest’anno stiamo preparando il Mladifest, ma anch’esso sarà modesto. Per vari motivi, molti vescovi non potranno partecipare al Festival di quest’anno. Ma quella continuità eppure esiste e devo esprimere la mia grande gratitudine alla comunità locale dei Padri Francescani. Essi lì svolgono un ruolo come i Paolini di Częstochowa, ed è grazie a loro, alla loro perseveranza, che questa continuità della storia di Medjugorje è mantenuta e si sviluppa molto.
Rev. Łukasz Gołaś SAC: Eccellenza, in questi giorni, 24 e 25 giugno, a Medjugorje ci sono molte persone. Ha un messaggio per tutti coloro che sono lì e che stanno partecipando a questo grande Anniversario?
Arcivescovo Henryk Hoser SAC: La prima cosa è ciò che la Madonna ha detto a Medjugorje: la chiamata alla penitenza, alla conversione, alla pace e alla scoperta di Gesù Cristo nella nostra vita. L’altro forte aspetto importante operante a Medjugorje è la vita sacramentale. La nostra vita quotidiana è spesso priva dei sacramenti. E, potremmo dire, è più una vita umanista, e troppo poco religiosa, per quanto riguarda la fede, il cristianesimo. Questo luogo ci ricorda quanto sia importante la relazione tra l’uomo e Dio. Abbiamo diverse relazioni orizzontali con altre persone, relazioni che si sono sviluppate o sono state addormentate, ma questa relazione con Dio è molto trascurata. Consiste nell’immediato reciproco contatto tra l’uomo e Dio, che si esprime nella preghiera quotidiana, nello stile di vita appropriato. Dobbiamo testimoniare anche con la nostra cultura cristiana, con il nostro comportamento, con la nostra moralità individuale e sociale. Questo è già stato sottolineato in epoca apostolica. Penso che questi elementi siano molto presenti nel messaggio di Medjugorje e le persone ritornano sempre con gioia alla propria quotidianità portando nel cuore ciò che hanno ricevuto da Dio durante il loro pellegrinaggio.
Fonte: Parrocchia Medjugorje