Conferenze e catechesi (48)
« Maria Madre della Chiesa e Madre nostra »
Catechesi di don Renzo Lavatori durante un’ora di Preghiera Mariana – Bologna, 9 maggio 2021
Messaggio a Mirjana del 2 giugno 2016
“Cari figli, come Madre della Chiesa, come vostra Madre, sorrido guardandovi venire a me, radunarvi attorno a me e cercarmi. Le mie venute tra voi sono una prova di quanto il Cielo vi ama. Esse vi indicano la via verso la vita eterna, verso la salvezza. Apostoli miei, voi che cercate di avere un cuore puro e mio Figlio in esso, voi siete sulla buona strada. Voi che cercate mio Figlio, state cercando la buona strada. Egli ha lasciato molti segni del suo amore. Ha lasciato la speranza. È facile trovarlo, se siete disposti al sacrificio e alla penitenza, se avrete pazienza, misericordia ed amore per il vostro prossimo. Molti miei figli non vedono e non sentono, perché non vogliono farlo. Le mie parole e le mie opere non le accolgono, ma mio Figlio, attraverso di me, invita tutti. Il suo Spirito illumina tutti i miei figli nella luce del Padre Celeste, nella comunione tra Cielo e terra, nell’amore vicendevole; perché amore chiama amore e fa sì che le opere siano più importanti delle parole. Perciò, apostoli miei, pregate per la vostra Chiesa, amatela e fate opere d’amore. Per quanto sia tradita e ferita, essa è qui perché proviene dal Padre Celeste. Pregate per i vostri pastori, per vedere in essi la grandezza dell’amore di mio Figlio. Vi ringrazio.”
Commento teologico
Anche questo messaggio si sviluppa su due fronti: da una parte Maria dona conforto e consolazione ai suoi figli docili e obbedienti; dall’altra si preoccupa dei figli indisposti e duri di cuore, verso i quali chiede la nostra collaborazione per diffondere l’amore verso tutti.
1. Quanto al primo fronte, si nota una particolare tenerezza della Vergine per i suoi figli, in quanto si presenta “come Madre della Chiesa, come Madre vostra”.Sono due attribuzioni che scaturiscono sia dalla Scrittura sia dal Concilio Vaticano II. Gesù stesso sulla croce ha affidato a Lei Giovanni, e in lui tutti i discepoli, quali figli suoi; il Concilio nella Lumen Gentium definisce Maria quale Madre della Chiesa. Va notato come la Vergine a più riprese torna su questo punto della divina rivelazione, in cui appare chiaramente che la volontà di suo Figlio morente è precisamente quella di costituirla Madre di tutti coloro che formano la santa Chiesa. Ciò fa intendere che per Lei quello è stato un momento di fondamentale importanza, quando è diventata Madre per la seconda volta, dopo la maternità divina del Figlio. Da lì, da quel dolore straziante della croce, Ella ha recepito il suo compito insostituibile della maternità ecclesiale e per questo si sente impegnata fortemente a poterlo svolgere nel modo migliore. Si tratta di una puntuale missione a cui l’ha chiamata suo Figlio ed Ella ha ripetuto totalmente il suo sì, la sua disponibilità senza riserve come aveva fatto con l’angelo Gabriele all’annunciazione. La stessa dedizione, lo stesso amore, la medesima generosità che ha dimostrato verso il Figlio fino alla condivisione dell’offerta sacrificale sulla croce, lo ripete ora verso i discepoli fino al dono totale di sé quale Madre provvida e solerte. Pertanto Ella si adegua a quanto è contenuto negli insegnamenti biblici e magisteriali, non dice cose diverse o esagerate, ma semplicemente dichiara di credere a quanto sta scritto su di Lei e lo fa suo con l‘adesione di tutta sé stessa. Stando accanto a noi, non fa altro che svolgere la sua missione materna di proteggere, educare, difendere i figli che Gesù crocifisso le ha donato. Proprio in forza di questa qualità di Madre, Maria “sorride” ai figli che devotamente la onorano, la pregano e la cercano, come fanno tutti i figli verso la propria mamma. In tal senso si esprime: “sorrido guardandovi venire a me, radunarvi attorno a me e cercarmi”. Non vi è alcun senso di egocentrismo o di auto-gratificazione, ma semplicemente la compiacenza materna per la corrispondenza amorevole dei figli, in coerenza e sull’esempio di quanto aveva fatto il discepolo Giovanni sotto la croce, quando la prese con sé, la portò nella sua casa e soprattutto nel suo cuore, considerandola sua vera Madre. Ella non fa altro che confermare le parole profetiche di Gesù. Come figli affettuosi noi accorriamo a Lei, obbedendo a nostra volta a quanto Gesù ha indicato Lei come nostra Madre: ecco la tua Madre, e Lei ne è umilmente contenta, non tanto per sé stessa, ma per il nostro bene e il bene della Chiesa. D’altronde tutta la Tradizione, i Santi e i Dottori, hanno sostenuto che accorrendo a Lei i cristiani si accostano al modello della santità e si formano alla scuola del vangelo, diventandone “apostoli”. Ella in fondo cerca unicamente il vero bene dei suoi figli nel senso pieno, che non riguarda soltanto il benessere terreno, ma particolarmente la felicità del cielo. Lo dice espressamente che le sue venute tra di noi sono un segno e una prova dell’amore divino verso di noi: “esse vi indicano la via verso la vita eterna, verso la salvezza”. Come sono preziose queste parole! Oggi si sente parlare poco o niente di vita eterna, immersi come siamo tra le cose del mondo fugace di quaggiù. Ella invece ci fa alzare gli occhi per guardare più avanti, allargare l’orizzonte verso la vita immortale, che costituisce lo scopo unico e assoluto della nostra esistenza terrena. Solo se abbiamo un cuore disponibile verso il Figlio suo, siamo sulla strada buona. Ancora una volta insiste nell’indicare il Figlio Gesù quale unica àncora sicura per approdare alla salvezza eterna e insieme l’unica strada che vi conduce. Risuonano in tal modo le parole stesse di Cristo: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Si vede bene che Maria conosce profondamente il vangelo e lo vive dentro di sé per farlo vibrare nel cuore dei suoi diletti figli. L’importante sta nel far calare nella nostra vita quotidiana e tenere ben saldo quell’unico insostituibile assoluto Signore nostro e Salvatore. Ella ci incoraggia: “è facile trovarlo”. Ma come? Maria indica due strade convergenti: una riguarda “il sacrificio e la penitenza”, che appare assai difficile e penosa, ma l’altra concerne “la pazienza, misericordia e amore”, che rende facile il sacrificio stesso, in quanto l’amore dona sapore e valore al dolore.
2. La seconda pista si dirige “verso molti miei figli (che) non vedono e non sentono, perché non vogliono farlo”. Sono sordi e ciechi, non per un male di natura, ma perché non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere o peggior sordo di chi non vuol sentire. La Madonna fa riferimento a questa categoria di individui che sembra più numerosa di quanto non si creda!! Anche noi potremmo essere annoverati tra costoro e penso che molti siano d’accordo. Ai tanti giusti e sani richiami facciamo finta di non sentire e ai tanti segni di bontà e di carità giriamo lo sguardo altrove per non volerli riconoscere! Nelle parole di Maria si percepisce una certa amara constatazione. Infatti molti sono lontani dal suo abbraccio e preferiscono rimanere in mezzo all’affanno e nei tormenti del mondo, ingannati stoltamente dal luccichio falso delle cose materiali. Tuttavia la Madre non dispera e non perde la fiducia di poterli ricuperare tutti, uno ad uno, per questo si muove arditamente alla riscossa per chiamare tutti al suo Cuore immacolato e assaporare il suo dolcissimo amore materno. Per raggiungere lo scopo, chiede anche il nostro aiuto con la potenza dello Spirito Santo: “mio Figlio, attraverso di me, invita tutti. Il suo Spirito illumina tutti i miei figli nella luce del Padre celeste”. Stupende e luminose parole di fede! Maria si pone di nuovo a servizio della Trinità Santa a nostro favore: muove il Figlio a mandare lo Spirito Santo per diffondere la luce folgorante di Dio Padre. Come possiamo non essere toccati e affascinati da questa sublime visione che ci affonda l’animo nell’oceano dell’amore trinitario, in modo che noi, suoi figli, possiamo entrare per grazia divina in tale circolo vitale che unisce in un solo abbraccio di amore il Padre e il Figlio nello Spirito Santo. Là, nel mistero insondabile della carità divina, noi povere piccole creature troviamo la sorgente inesauribile della pienezza beatificante della vita, che è l’Amore. Il fiume divino scende sulla terra e irrora l’intera Chiesa e, attraverso di essa, tutta l’umanità. Per la Chiesa dunque occorre pregare intensamente, soffrire, offrire e gioire, affinché “per quanto tradita e ferita, essa è qui perché proviene dal Padre” e al Padre deve condurre tutti i suoi figli per essere rigenerati, perdonati e abbracciati dall’amore di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. La Chiesa vive, soffre, prega, testimonia ed evangelizza unicamente attingendo al flusso d’amore che dal cielo scende sulla terra e dalla terra risale al cielo per un abbraccio tenerissimo di beatitudine infinita. Se si stacca da tale sorgente, ella si inaridisce e perde ogni sua vitale energia per ridursi ad una misera società per azione. Ma sarebbe la fine. Per questo la preghiera dev’essere incessante e fervente, nella certezza della promessa di Gesù che le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. La Madre della Chiesa e di ciascuno di noi si dà da fare perché la Chiesa sia costantemente immersa nell’Amore divino per poterlo comunicare all’umanità estremamente bisognosa di esso.
Preghiera
Grazie, o Vergine Maria, di ricordarci e stimolare i nostri animi per inserirci nel vincolo di amore che tu vuoi imprimere nei nostri cuori. Ci colma di commozione il fatto che noi, piccole creature, entriamo a far parte di quella intima ma profonda comunione che tu hai avuto con tuo Figlio. Fa che tale intimità spirituale sussista concretamente tra ciascuno di noi e il tuo Cuore, o Madre buona! In tal modo noi viviamo il senso più vero e fruttuoso della nostra devozione filiale verso di te. Se sentiamo la soavità e la forza di questo amore, noi possiamo godere del tuo sorriso senza limiti e affidarci totalmente alle tue cure. Ne sono felice e fiducioso, oggi e sempre. Grazie o Vergine Maria, Madre e Regina della Pace.
Commento teologico tratto dal libro di don Renzo Lavatori
“Medjugorje. Il Cantico dell’Amore”
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