Omelia della santa Messa – Medjugorje, 30 dicembre 2020
Dal Vangelo secondo Luca
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore.
Raccontando l’Infanzia di Gesù l’evangelista Luca racconta l’incontro di alcune persone con Gesù Stesso. Tra di esse c’è il vecchio Simeone, di cui abbiamo sentito ieri, e la profetessa Anna, di cui si parla oggi.
Già dall’inizio si nota un contrasto: il vecchio Simeone e la vecchia profetessa da una parte e dall’altra Gesù Bambino.
I due anziani ci ricordano Israele, il popolo ebraico e l’attesa del Messia promesso. Simeone e Anna erano saggi e aspettavano la consolazione di Israele.
Essi sono l’immagine di tutte quelle anime devote che hanno rispettato l’Alleanza con il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Hanno anche accolto il piano di salvezza di Dio che ora si realizza in Gesù Bambino. Nel Bambino hanno riconosciuto il vero Dio che avrebbe illuminato non solo Israele, ma il mondo intero.
Della profetessa Anna sappiamo abbastanza per concludere che era una donna secondo la Volontà di Dio. Da un punto di vista umano la vita non era stata facile per lei. Era stata sposata solo 7 anni ed era rimasta vedova fino ad 84. Ma non piangeva della propria vita, non rimproverava Dio, non si lamentava, ma giorno e notte serviva Dio con digiuni e preghiere.
Per quanti di noi oggi lei può esserci d’esempio su come rimanere con Dio nelle difficoltà della vita. Pregava e digiunava. Giorno e notte era nel tempio.
Queste descrizioni raccontano la disposizione dei loro cuori che erano completamente secondo la Volontà di Dio. Quando sembrava che la vita le avesse tolto tutto Anna non si è allontanata da Dio, ma ha continuato a rimanere con Lui.
Anche se vecchia l’evangelista Luca la descrive come una persona sveglia che ha raccontato a tutti quello che ha visto. A tutti coloro che aspettavano la redenzione di Israele. La fede, l’appartenenza a Dio, alla Sua Volontà, l’Amore verso Dio, l’hanno fatta giovane per sempre, capace di tante opere buone.
Vediamo come la fede muova l’uomo. Non gli permette di rimanere seduto, ma lo alza e lo spinge verso gli altri.
Possiamo ricordarci di Maria che corre verso Elisabetta per aiutarla. E’ la fede che muove l’uomo.
Anche oggi la fede vera ci apre verso gli altri, affinchè parliamo loro del Bambino, della redenzione, della salvezza.
Il Bambino, come abbiamo già detto, è di fronte al vecchio Simeone e alla vecchia Anna.
Abbiamo visto questi due personaggi come immagine dell’Antico Testamento, ma possiamo vederli anche come immagine di tutti noi, della Chiesa, del mondo intero che è invecchiato.
Come il Bambino ha portato la gioia e speranza nelle vite di quei due vecchi, così anche a noi deve portare gioia, speranza, entusiasmo.
Forse proprio per questo la Chiesa ci propone ogni anno l’annuncio di questo evento, affinchè accogliamo il Bambino con tutto il cuore, accogliamo il progetto di Dio per l’umanità per riconciliarci con la Volontà di Dio.
Come il Bambino ha portato speranza al mondo antico dell’epoca, così ancora oggi desidera essere la nostra Speranza.
Anche se i due vecchi avevano la sapienza e la saggezza della vita questo non bastava loro. La loro vita è stata riempita dall’incontro con un Bambino, con Gesù.
Fratelli e sorelle, nemmeno noi saremo riempiti nella nostra vita dai nostri hobby, dalle nostre conoscenze, dall’intelligenza; solo l’incontro con Gesù, il Dio Vivente, potrà riempire la nostra vita.
In questo tempo natalizio il Signore si offre a noi nel mistero della Sua Incarnazione. Egli ci invita ad aprire i nostri cuori a Dio. Ci invita ad aprire le nostre braccia per accoglierLo, come hanno fatto Simeone e Anna.
Immaginate l’entusiasmo di Simeone quando ha preso tra le braccia il Figlio di Dio. Questo era un incontro che ha toccato non solo lo spirito, ma anche il corpo.
Dio ci ha voluto dire che ci tiene a noi. Abbiamo valore ai Suoi Occhi.
Dio Si prende pienamente cura di noi: del nostro spirito e del nostro corpo. Dio è sempre con noi se noi siamo con Lui; se, come Simeone e Anna, rivolgiamo il nostro cuore verso i Suoi desideri e viviamo la Sua Volontà.
Nessuna difficoltà ci farà paura e con il salmista potremo dire: “Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare. Il Signore degli eserciti è con noi. Nostro rifugio è il Dio di Giacobbe”.
Apriamo, dunque, i nostri cuori a Dio. Viviamo la nostra vita con devozione e in modo santo, come Simeone e Anna, per poter ricevere tra le braccia Gesù Bambino e con Lui la Vita Eterna nel Regno dei Cieli.
Amen.
fra Zvonimir Pavič
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)