Angolo teologico (46)
Messaggi del 25 settembre e 2 ottobre 2018
Messaggio a Marija del 25 settembre 2018
“Cari figli! Anche la natura vi offre i segni del suo amore attraverso i frutti che vi dona. Anche voi, con la mia venuta, avete ricevuto l’abbondanza dei doni e dei frutti. Figlioli, quanto avete risposto alla mia chiamata, Dio sa. Io vi invito: non è tardi, decidetevi per la santità e per la vita con Dio nella grazia e nella pace! Dio vi benedirà e vi darà il centuplo, se confidate in Lui. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
Commento teologico
Il messaggio richiama due riflessioni interessanti: la prima riguarda l’abbondanza dei doni divini; la seconda è un incoraggiamento a decidersi per la santità.
1. L’abbondanza dei doni divini. Si tocca qui un argomento che ci riguarda da vicino: quello di saper riconoscere e discernere i segni amorevoli che Dio ci offre ogni giorno. Spesse volte noi siamo distratti e non curanti di essi, come se fossero cose scontate e insignificanti. Invece comportano un valore immenso, che sta non solo nella riconoscenza della generosità divina, ma anche e soprattutto nel muovere il cuore alla gioia e alla lode a Colui che dispone e dispensa con grande larghezza le sue grazie. Se noi non ci accorgiamo di tali segni concreti, restiamo chiusi nel nostro piccolo mondo, impediti di allargare lo sguardo e l’animo verso orizzonti più vasti ed elevati, che donano all’esistenza quotidiana una luce viva e rigenerante, un sapore piacevole e confortevole. La Vergine perciò ci invita ad avere tale sensibilità da poter scorgere quanto di bene Dio opera verso di noi sue creature e figli amati. Per sollecitarci Ella fa notare come la natura stessa, che ci circonda con la bellezza dei suoi colori e fiori, con la fecondità dei suoi prodotti che sostengono la nostra vita, con le forme più svariate dei movimenti delle stelle, dei venti, della pioggia, del sole e della luna, manifesta la cura e l’amore divino: “Cari figli! Anche la natura vi offre i segni del suo amore attraverso i frutti che vi dona”.
Dobbiamo riconoscere che noi siamo come ciechi e di conseguenza muti e sordi davanti a così numerosi spettacoli di bellezza e di provvidenza. La Madre celeste dunque non fa altro che farci aprire gli occhi e soprattutto l’anima per renderci conto di queste meraviglie. Allora saremo capaci di ringraziare, glorificare, inneggiare, benedire il nostro amabile Signore e Dio, Creatore e Redentore! La sua stessa missione materna di essere presente in mezzo a noi non è altro che l’espressione più preziosa e vitale per la nostra esistenza terrena, in quanto ci comporta di essere richiamati e risvegliati per crescere ogni giorno nella comunione con Dio e sentirne i benefici effetti: “Anche voi, con la mia venuta, avete ricevuto l’abbondanza dei doni e dei frutti”.
2. Decidersi per la santità. Il secondo argomento, che ci sta a cuore, è quello della nostra corrispondenza a così innumerevoli e meravigliosi doni divini. Ella lo dice con un tono di sottile tristezza proprio nel chiederci se rispondiamo generosamente ai suoi messaggi: “Figlioli, quanto avete risposto alla mia chiamata, Dio sa”. Chiude le sue parole con un’espressione che indica la sua amarezza: Dio solo conosce la nostra interiore disponibilità. Come volesse dire che Ella non ne ha vista molta da un punto di vista esteriore, tuttavia confida nella divina misericordia che vede al di sopra delle apparenze umane. Che Dio dunque ce la mandi buona! Tuttavia a noi resta l’impegno serio di corrispondere alle materne premure di Maria e alle sue insistenti esortazioni.
Ci invita ancora una volta, senza stancarsi né perdersi d’animo, a guardare verso la meta della santità, che vale per tutti i cristiani, i discepoli di suo Figlio e suoi figli e apostoli: “Io vi invito: non è tardi, decidetevi per la santità e per la vita con Dio nella grazia e nella pace”. Bella l’espressione che non è mai troppo tardi, per incoraggiarci a cominciare subito, adesso, se non lo abbiamo fatto in precedenza. Come per dirci che ogni momento è propizio a iniziare o riprendere il cammino di santificazione. Non dobbiamo perciò scoraggiarci, se siamo rimasti indietro o camminiamo a rilento. L’importante è decidersi una buona volta con determinazione chiara e forte, in modo che, nonostante la nostra debolezza e miseria, possiamo sempre realizzare il percorso della santità, sotto l’azione potente del Santo Spirito che soffia con forza e soavità nel nostro animo.
La santità dunque non è una meta destinata solo per alcuni prescelti, come i santi canonizzati dalla Chiesa, essa invece è vissuta serenamente e coraggiosamente da tante persone, le quali, nel nascondimento e nella semplicità del quotidiano, vivono nella grazia e nella pace di Dio. Noi apparteniamo a questo tipo di cristiani ed Ella ci stimola a saperci riconoscere quali invitati alle nozze dello Sposo Cristo con la sua Chiesa sposa nei secoli eterni. Questo è lo scopo per cui siamo nati, siamo stati battezzati e cresimati, facciamo parte della santa Chiesa e partecipiamo alla divina eucaristia. Non vi è altro fine che possa sostituire la nostra personale santificazione nell’umiltà e fedeltà al vangelo di Cristo in tutti i momenti della nostra terrena esistenza, aderendo con tutto il cuore e con tutti noi stessi al suo servizio e a quello dei fratelli.
La conclusione suona profondamente consolante e stimolante: “Dio vi benedirà e vi darà il centuplo, se confidate in Lui”. Che cosa possiamo desiderare di più felice e beatificante? Occorre soltanto un po’ di solida volontà di confidare in Cristo e lasciarsi avvolgere e sostenere dal suo amore infinito. Con Lui e in Lui troveremo la pienezza ovvero il centuplo di verità e bontà già su questa terra e poi nella beatitudine infinità dell’eternità.
Messaggio a Mirjana del 2 ottobre 2018
“Cari figli, vi invito ad essere coraggiosi e a non desistere, perché anche il più piccolo bene, il più piccolo segno d’amore vince il male sempre più visibile. Figli miei, ascoltatemi affinché il bene prenda il sopravvento, affinché possiate conoscere l’amore di mio Figlio. Quella è la felicità più grande: le braccia di mio Figlio che abbracciano. Lui che ama l’anima, Lui che si è dato per voi e sempre di nuovo si dà nell’Eucaristia, Lui che ha parole di vita eterna. Conoscere il suo amore, seguire le sue orme significa avere la ricchezza della spiritualità. Quella è una ricchezza che dà buoni sentimenti e vede amore e bontà ovunque. Apostoli del mio amore, figli miei, voi siate come raggi di sole che, col calore dell’amore di mio Figlio, riscaldano tutti attorno a loro. Figli miei, al mondo servono apostoli d’amore, al mondo servono molte preghiere: ma preghiere dette col cuore e con l’anima, e non solo pronunciate con le labbra. Figli miei, tendete alla santità, ma nell’umiltà. Nell’umiltà che permette a mio Figlio di fare attraverso di voi ciò che Lui desidera. Figli miei, le vostre preghiere, le vostre parole, pensieri ed opere, tutto questo vi apre o vi chiude le porte del Regno dei Cieli. Mio Figlio vi ha mostrato la via e vi ha dato la speranza, ed io vi consolo e vi incoraggio. Perché, figli miei, io ho conosciuto il dolore, ma ho avuto fede e speranza. Ora ho il premio della vita nel Regno di mio Figlio. Perciò ascoltatemi, abbiate coraggio, non desistete! Vi ringrazio!”
Commento teologico
Questo messaggio si presenta con una struttura ben compaginata e solida. Prende il via dalla verità essenziale che il bene vince sul male; poi sottolinea la vitalità salutare dell’amore di Cristo; in terzo luogo indica i suoi apostoli quali raggi che riflettono il Sole divino; infine invita i cristiani ad aprire e non chiudere la porta del Regno dei cieli. Vediamo ognuno di questi aspetti che toccano da vicino la nostra vita spirituale.
1. La vittoria del bene sul male. La Vergine, preoccupata della diffusione sempre più vasta del male nel mondo e di riflesso nella Chiesa, ci sollecita ad agire con coraggio e perseveranza per opporci alla malvagità e così far trionfare la bontà: “Cari figli, vi invito ad essere coraggiosi e a non desistere, perché anche il più piccolo bene, il più piccolo segno d’amore vince il male sempre più visibile”. Ella fa intendere che il male non può essere sottovalutato, perché possiede una forza pesante e devastante. I cristiani non possono rimanere inerti e indifesi, con il pericolo sempre incombente di essere intrappolati anch’essi dentro le insidie del maligno e le catene della schiavitù per coloro che si sottomettono al suo impero.
Per questa ragione si raccomanda: “Figli miei, ascoltatemi affinché il bene prenda il sopravvento, affinché possiate conoscere l’amore di mio Figlio”. Ella ci fa capire che esiste una forza più forte della cattiveria e tale forza si trova unicamente nell’amore che il Figlio suo ci dona con estrema generosità. Da qui la necessità di lasciarci avvolgere e coinvolgere e travolgere dall’amore di Cristo, che è la fonte da cui possiamo attingere vigore per combattere contro le avversità del male e non esserne sopraffatti. Questa raccomandazione dovrebbe risuonare costantemente in noi, in modo che non ci distacchiamo da suo Figlio ma ci teniamo strettamente avvinti a Lui, perché solo Lui, il Verbo incarnato e morto per noi, costituisce il potere assoluto per sconfiggere gli attacchi satanici. Ne deriva che, se restiamo sotto la sua protezione, sorretti dalla sua grazia, Lui stesso prende le nostre difese e ci porta in salvo. La Vergine usa un’espressione di intenso trasporto amoroso:“Quella è la felicità più grande: le braccia di mio Figlio che abbracciano”. Che meraviglia! Se siamo sballottati in mezzo alla tempesta dalle onde tumultuose, noi ne restiamo sereni e fiduciosi, in quanto il nocchiero divino, il Cristo, ci conduce sulle sue braccia al porto della piena felicità.
2. La ricchezza dell’amore divino. A questo punto le parole di Maria si soffermano a contemplare la ricchezza, la bellezza, la grandezza di suo Figlio: “Lui che ama l’anima, Lui che si è dato per voi e sempre di nuovo si dà nell’eucaristia, Lui che ha parole di vita eterna”. Ripete con incisività e intensità che soltanto Lui ama la nostra anima e desidera donarle la vera pace; soltanto Lui ha donato sé stesso sulla croce e non esiste amore più grande di questo; soltanto Lui continua incessantemente a sostenerci con il cibo disceso dal cielo, che è il suo corpo e il suo sangue presenti nella santa eucaristia. Pertanto solo Lui ci comunica le parole di vita che illuminano il nostro cammino su questa terra, affinché non ci allontaniamo dalla sorgente vitale e perenne così da perderci negli attacchi del nemico, che vuole infliggerci la morte e ogni sorta di malessere interiore e esteriore, diffondendo divisione, conflittualità, guerre feroci e fratricide. Lui, Lui, Lui solo, il Cristo, Figlio suo e nostro Signore e Salvatore, può assicurarci la totale salvezza, liberazione e guarigione da ogni tipo di male. A tale sublime opera d’amore e di redenzione deve corrispondere la nostra adesione di fede e di totale abbandono e sottomissione alla sua azione salvifica. Per questo motivo Ella dice: “Conoscere il suo amore, seguire le sue orme significa avere la ricchezza della spiritualità”.
Non resta altro che assecondare il suo invito e ne otterremo vantaggi enormi, una ricchezza insondabile di ogni bene per noi stessi, per le nostre famiglie, la nostra società, le nostre comunità: “Quella è una ricchezza che dà buoni sentimenti e vede amore e bontà ovunque”.
3. I suoi apostoli come raggi del Sole. Dopo aver evidenziato la centralità del Figlio suo, ora la Vergine si rivolge ai figli suoi e li chiama dolcemente per attirarli al suo Cuore Immacolato. Si percepisce la tenerezza del suo amore e insieme la sua cura vigilante affinché nessuno dei suoi figli si perda nelle grinfie del nemico, anzi li incoraggia ad essere come raggi luminosi che facciano risplendere la luce di Cristo e la sua presenza sull’umanità intera e sulla sua Chiesa:“Apostoli del mio amore, figli miei, voi siate come raggi di sole che, col calore dell’amore di mio Figlio, riscaldano tutti attorno a loro”. Si tratta di una consegna di grande importanza, che ciascuno di noi deve fare propria: essere testimoni credibili del Figlio Suo in mezzo al mondo così traviato e perverso, al fine di trasmettere quello stesso Amore che salva, guarisce e libera i cuori angosciati. Si sa che ciò è possibile se noi, suoi figli e apostoli, siamo colmi dell’amore di Gesù. Nessuno può donare quello che non possiede. Diventa impossibile dunque svolgere un apostolato e una testimonianza credibile ed efficace se l’apostolo e il testimone non abbiano dentro di sé il tesoro da cui scaturisce l’acqua della salvezza e della pace.
Ella lo ripete: “Figli miei, al mondo servono apostoli d’amore, al mondo servono molte preghiere: ma preghiere dette col cuore e con l’anima e non solo pronunciate con le labbra”.Mette insieme, come un binomio inscindibile, l’amore e la preghiera sincera e viva. In effetti la preghiera costituisce la porta spalancata verso il cielo, da cui scaturisce la sorgente dell’amore divino, che a sua volta viene riversato nel mondo. Si tratta di una cascata graduale necessaria per far scendere sulla terra la benevolenza divina che risana ogni ferita del cuore e del corpo. Il passaggio dall’amore del cielo alla terra si attua attraverso la preghiera fatta con il cuore. Non è possibile separare questi tre elementi: l’amore divino, che è la fonte, la preghiera, che è il mezzo attraverso il quale passa l’amore divino, l’effusione di tale amore che gli apostoli di Maria devono operare tra gli uomini. Di questo collegamento dobbiamo essere convinti: se la carità è priva della sorgente divina non porta alcun frutto di vita e di salvezza; ciò significa che se essa manca della preghiera si fa strumento inutile e sterile. D’altra parte se la preghiera resta chiusa nel proprio egocentrismo e non attinge alla fonte primaria, essa non trasmette l’amore vero, ma soltanto gesti esteriori e autoreferenziali. Pertanto la preghiera, aperta all’amore di Dio e disponibile ai fratelli, diventa la fontana secondaria che effonde sul mondo la salvezza di Cristo. In questo senso si fa vero apostolato e testimonianza efficace. Maria lo ribatte con insistenza.
4. Aprire o chiudere le porte del Regno dei cieli. Questo ultimo aspetto risuona con grande incidenza e consistenza: “Figli miei, tendete alla santità, ma nell’umiltà. Nell’umiltà che permette a mio Figlio di fare attraverso di voi ciò che Lui desidera”. Tutte le espressioni dell’umano vivere su questa terra devono sgorgare da Cristo ed essere umile strumento di diffusione del bene sull’umanità. La connessione resta sempre la medesima: da Cristo a noi e da noi alle creature umane. Soltanto in questo modo Gesù può continuare la sua azione di salvezza e irrorare del suo amore il mondo intero. I figli di Maria diventano così i portatori di Cristo verso i più bisognosi di amore e di fede; sono cioè“cristofori”, similmente a Maria che ha donato il Verbo incarnato per la redenzione degli uomini: “Figli miei, le vostre preghiere, le vostre parole, pensieri e opere, tutto questo vi apre o vi chiude le porte del Regno dei cieli”.
Queste parole ci fanno capire che non si tratta di una realtà di poco conto, ma di un evento essenziale per la nostra vita eterna: aprire o chiudere le porte del Regno dei cieli. Ciò significa che se noi comunichiamo ai nostri fratelli l’amore di Gesù, permettiamo ad essi di entrare nella comunione con Lui ed essere partecipi del suo Regno di felicità; se invece siamo soltanto dei cembali sonanti o degli strumenti privi di amore, allora trasmettiamo un bel nulla di valido, ma solo parole e gesti vuoti di vita e di salvezza. Rendiamoci conto di questa grave responsabilità! Tocca a noi ricolmarci dell’amore di Gesù per essere idonei a donarlo agli altri. Si tratta di una continua nostra conversione a Lui e un totale affidamento alla sua Parola di vita. Siamo noi che per primi dobbiamo nutrirci di Lui e soltanto così abbiamo la capacità di riversare nei fratelli il suo amore e la sua grazia salvifica. Per confermare tale insegnamento, la Vergine cita il suo esempio sulle tracce di suo Figlio: ”Mio Figlio vi ha mostrato la via e vi ha dato la speranza, ed io vi consolo e vi incoraggio. Perché, figli miei, io ho conosciuto il dolore, ma ho avuto fede e speranza, ora ho il premio della vita nel Regno di mio Figlio”. Niente di più convincente e stimolante. Dunque saremo suoi figli zelanti e apostoli se seguiremo il suo esempio di una donna che ha conosciuto il dolore, ma che lo ha vissuto con grande amore. A noi il compito di seguirla sulla medesima strada che conduce al Regno di suo Figlio.
Non esiste altra cosa più bella che accettare le sue parole, viverle con coraggio e perseveranza, senza cedere alle insidie del male: “Perciò ascoltatemi, abbiate coraggio, non desistete!”
O Vergine Maria, Madre nostra dolcissima e premurosa, come sono preziosi i tuoi suggerimenti! Ti ringrazio e ti prometto di conservarli nel mio cuore, come hai fatto tu con le parole di tuo Figlio. Allontana da me ogni insidia che mi spinga verso situazioni e atteggiamenti nocivi alla mia salvezza e a quella dei fratelli. Liberami dal male e sostienimi per perseverare e crescere nel bene. Fa’ che l’amore di Gesù, tuo Figlio amatissimo, alberghi sempre nel mio animo e mi inondi di luce e vigore in tutto il mio essere, affinché io viva e muoia tra le sue braccia e venga accolto da te nel suo Regno di pace e di giustizia, di felicità eterna. Ti prego, o Madre cara, che ogni volta che dovessi restare incerto o debole davanti alla tentazione di abbandonarti e di staccarmi da tuo Figlio, Tu mi sia vicina e mi tragga in salvo! O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria! Amen.
Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.