Omelia della santa Messa – Medjugorje, 13 luglio 2020
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Parola del Signore.
Cari fratelli e sorelle in Cristo, nel brano del Vangelo che abbiamo appena sentito Gesù da due indicazioni. Da una parte parla agli apostoli e a tutti coloro che manda ad annunciare il Suo Nome in tutto il mondo. Dall’altra parte fornisce istruzioni per coloro che accolgono i Suoi messaggeri.
Con i discepoli è più che chiaro quando spiega loro come deve essere il loro amore e la loro fedeltà se vogliono essere degni di Lui. A loro non è permesso amare nè padre nè madre nè figlio nè figlia più di Lui. Non è permesso loro nemmeno di conservare la propria vita, ma devono essere pronti a sacrificarla per Lui.
Cari fratelli e sorelle, questo ci sembra un discorso duro da parte di Gesù. Questa Sua richiesta ci pare incomprensibile. Nessun Maestro in Israele aveva fatto prima delle richieste così forti.
Non è terribile rinunciare al proprio padre e alla propria madre? Devo rinunciare ai miei genitori che mi hanno dato la vita? Qualcuno dovrebbe rinunciare al figlio o alla figlia. Questa sarebbe sicuramente una cosa molto difficile.
Perchè Gesù chiede queste cose? Le persone potrebbero dubitare dei Suoi Comandamenti d’Amore verso Dio e verso l’uomo. Gli ascoltatori dell’epoca di Gesù direbbero “è un linguaggio duro”, ma lo diciamo anche noi.
Cerchiamo adesso di scoprire il suo vero significato, perchè non possiamo e non vogliamo credere che Gesù sia contro il 4° Comandamento. Non possiamo credere che Gesù sia contro l’Amore verso i fratelli e le sorelle.
Se ci guardiamo attorno vediamo che ci sono tante persone che non danno importanza alle Parole di Gesù. Queste persone hanno rinunciato al padre, alla madre o ai figli, ma non a causa di Gesù Cristo, bensì a causa propria. Questo per la propria cupidigia, amarezza, superbia, impossibilità di perdonare.
Quante volte anche noi cancelliamo padri, madri, quando nella loro vecchiaia e solitudine non li visitiamo, non li chiamiamo, portando sempre come scusa il nostro lavoro e i nostri impegni. Gesù vuole questo da noi?
Qual è la verità? Gesù evidentemente chiede qualcos’altro. Egli vuole regolare le priorità.
E’ normale e naturale che amiamo i nostri genitori, fratelli e sorelle, ma Gesù vuole dai Suoi discepoli che mettano Lui al primo posto. Non ci chiede di odiare genitori e figli, ma che mettiamo Dio al primo posto.
La fedeltà e l’Amore verso il Signore sono il fondamento dell’autenticità del missionario. Permettiamo a coloro che ci accolgono di ricevere lo stesso premio che avrebbero ricevuto accogliendo Gesù. Gesù ha detto: “Chi accoglie voi accoglie Me. E chi accoglie Me accoglie Colui che Mi ha mandato”.
Alcune volte noi sacerdoti diciamo che i fedeli non ci accolgono come il Signore vorrebbe. Non ci ascoltano e non sono al nostro servizio come noi vorremmo.
Spesso dimentichiamo le prime righe del Vangelo di oggi. Invece di analizzare i nostri fedeli dovremmo prima analizzare il nostro Amore verso il Signore e vedere se è completo, integro, senza interessi, sincero. Se il nostro Amore non è così non abbiamo diritto di aspettarci che i fedeli ci accolgano come il Signore desidera.
Perciò oggi dobbiamo verificare se noi per primi viviamo la Parola di Gesù. Viviamo la Sua missione nel mondo? Annunciamo la Sua Verità come i profeti? Viviamo in modo profetico?
Il Signore non offre compromessi: o sei Suo o no. Non c’è la via di mezzo. Questo mondo non ha mai accolto volentieri i profeti, i giusti, i predicatori. Non ha mai accolto il loro annuncio con entusiasmo.
Se abbiamo ascoltato il Vangelo con attenzione vediamo che il Signore offre la croce come via da seguire. Gesù dice: “Chi non prende la propria croce e non Mi segue non è degno di Me”. Lo ha chiesto ai Suoi discepoli e oggi lo chiede a noi.
Questa è l’opportunità per domandarci: “Conosco la mia croce? Come la porto?” Forse abbiamo preso la nostra croce, ma ci siamo liberati della nostra agonia spirituale? Abbiamo vinto noi stessi? Ci siamo umiliati? Non li altri, ma noi stessi. E’ facile umiliare un altro, ma è difficile umiliare se stessi.
Se non abbiamo fatto tutto ciò abbiamo accolto la croce e condotto la vita in modo sbagliato. Questo peso ci spezzerà spiritualmente, psicologicamente, fisicamente.
Quando ci sembra che tutti ci abbiano lasciato e che Dio non ci senta Cristo ci dice: “Digiuna, prega, persevera nella preghiera, invoca il Nome di Dio e alla fine troverai la pace nellanima che ti darà la forza di portare la tua croce e di poter andare avanti”.
Così ha fatto anche Cristo. Quando ha trovato la pace nella preghiera ha accolto la croce con decisione.
Ma cos’è la nostra sofferenza in questa vita in confronto all’eternità? Nulla.
Rimaniamo un attimo in silenzio per poter meditare nel nostro cuore le Parole del Vangelo d’oggi.
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)