Omelia della santa Messa – Medjugorje, 28 giugno 2020
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
Parola del Signore.
Cari fratelli e sorelle, nel film “L’inno d’America” c’è una scena triste. Si vede un ragazzo che non riesce ad accettare il fatto di aver perso una gamba in un incidente. Non vuole uscire dalla sua stanza per non incontrare nessuno. Nemmeno la sua fidanzata. Invece di stare in compagnia degli amici abbassa le persiane della stanza e ascolta musica.
Lo scrittore Bruce racconta una storia opposta. Un giorno stava camminando per la strada piena di persone. In mezzo a quel chiasso ha sentito una persona cantare con tanta gioia. Non era un canto forte. Era come se qualcuno cantasse per se stesso. Cercando chi cantasse non ha potuto credere ai propri occhi. Il canto provveniva da un ragazzo seduto in sedia a rotelle che poteva muovere solamente le braccia.
Queste due scene opposte fanno comprendere ciò di cui parla Gesù nel Vangelo d’oggi.
Gesù dice: “Chi non prende la propria croce e Mi segue non è degno di Me”. Il primo ragazzo non ha accolto la sua croce. Non poteva vivere con una gamba artificiale. Questo ha portato tristezza alla sua vita e a tutti coloro che gli erano attorno.
L’altro ragazzo, invece, ha accolto la sua croce. Ha accettato la sua situazione. E’ andato incontro alla vita non con una gamba sana e una artificiale, ma senza le gambe. L’aver accettato la croce ha portato la pace a lui e a tutti coloro che vivevano con lui.
Fratelli e sorelle, tutti noi, prima o poi, possiamo riconoscerci nella situazione di questri due ragazzi. Tutti abbiamo vissuto tragedie, abbiamo incontrato situazioni dolorose, siamo stati davanti a scelte pesanti.
Come si deve rispondere a tali sfide? Cosa bisogna fare? Rifiutare la croce, come ha fatto il primo ragazzo, oppure accettarla e seguire Gesù, come ha fatto il secondo?
Ci dobbiamo porre una domanda importante: come mai alcuni riescono a prendere la propria croce e altri la rifiutano? Come mai alcuni escono dalle difficoltà come persone migliori e altri ne rimangono amareggiati? Perchè gli eventi tragici sono per alcuni scale che aiutano a salire e per altri difficoltà che gettano nell’abisso?
Lo psicoterapeuta Victor Francul tratta questo argomento nel suo libro “L’uomo alla ricerca del senso”. L’autore era imprigionato durante la seconda guerra mondiale. Ha sperimentato il terrore che trasformava le persone: alcune in bestie e altre in santi. Con i suoi occhi vedeva che la forza del male gettava alcuni carcerati nella depressione e nell’odio e altri, invece, erano stimolati a vivere la speranza e l’Amore. Egli giungeva a dire che la fede era la forza che nelle difficoltà trasformava alcuni in santi.
La sofferenza, vista con gli occhi della fede, nella vita ha il proprio senso.
Ritorniamo alla nostra domanda: perchè certe persone accolgono la propria croce e seguono Gesù, mentre altri la rifiutano?
Quel ragazzo in sedia a rotelle dove trova la forza per cantare? Il primo muove la sua sedia con le braccia, mentre il secondo non ha la forza di spostare le tende per far entrare la luce nella stanza. La risposta è la stessa: è la forza della fede che fa la differenza.
Il cristiano crede in Cristo, nella Sua croce e nel senso di essa. Il cristiano crede che avendo Cristo preso la Sua croce abbia dato alle difficoltà un senso nuovo. Allo stesso modo prendendo la nostra croce possiamo portare una vita nuova a noi e alle persone attorno a noi.
Questa è la fede nella Parola di Dio che abbiamo sentito nella seconda lettura di oggi, cioè che tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo siamo stati battezzati nella Sua morte; siamo stati sepolti assieme a Lui e siamo resuscitati con Lui.
La lettera ai romani dice: “Ritengo che le sofferenze di questo mondo sono un nulla rispetto alla gloria che si deve manifestare in voi”.
Nella lettera ai corinzi sta scritto: “Dio ha preparato per coloro che Lo amano ciò che l’occhio non ha mai visto nè il cuore desiderato”.
Nel libro dell’Apocalisse sta scritto: “Dio Stesso asciugherà le vostre lacrime. Non ci sarà più nè morte nè tristezza”. Proprio questa è la Buona Novella che Gesù ci ha portato e ci ha testimoniato con la Sua Vita.
Possiamo concludere questa breve riflessione con una preghiera che una persona famosa ha portato sempre con sè: “Padre Celeste che hai messo l’inquietudine nei nostri cuori e ci spingi a trovare ciò che nel tempo non potremo trovare mai, cioè la pienezza della gioia, aiutaci a perseverare in questo compito tanto difficile. Chiediamo a Te la forza”.
Amen.
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)