Riflessione di fra Danko Perutina – Međugorje – Sabato 23/05/2020
Riflessione di fra Danko Perutina – Medjugorje, 23 maggio 2020
Medjugorje è giustamente chiamato “il confessionale del mondo”. Milioni di persone hanno ritrovato la propria pace qui. Dove esattamente? Nel confessionale, dove l’uomo peccatore incontra Dio Misericordioso.
I confessionali a Medjugorje sono sempre pieni, tranne che in questo periodo di pandemia.
Ma ecco: di nuovo i pellegrini arrivano, anche se in numero minore, e vogliono riconciliarsi con Dio.
Più volte ho chiesto ai pellegrini cosa li attragga a Medjugorje e cosa li faccia tornare. Mi hanno sempre risposto: “Qui sento in modo speciale l’Amore di Dio e la Presenza della Madonna”.
Tutti vogliamo la pace nel nostro cuore e nella nostra anima. Dio ha impresso nel cuore dell’uomo il desiderio della pace. La pace può essere raggiunta solo se l’uomo è in sintonia con Dio. Cercare l’unione con Dio, cercare di avvicinarsi a Dio è possibile solo se siamo aperti alla conversione.
La conversione ha due aspetti: il primo è la rimozione del peccato e il secondo è dirigere i pensieri e le parole verso Dio.
La rimozione del peccato è il primo aspetto. Dovremmo fermarci seriamente e rimuovere tutto ciò che ci pesa, anche i peccati più piccoli. I piccoli peccati sono come piccole pietre che mettiamo in un sacco. Dopo due mesi che mettiamo pietre nel sacco non saremo più in grado di sollevarlo a causa del suo peso. Invece il peccato grande è come una pietra che si pone sul nostro cammino verso Dio e quindi deve essere rimosso.
Il secondo aspetto consiste nell’orientare il proprio volto verso il Volto di Dio. Questo significa accettare la Volontà di Dio.
Ogni giorno diciamo “sia fatta la Tua volontà”. Qual è la Volontà di Dio per noi? Cosa vuole Dio per ogni uomo? Dio vuole la salvezza per ogni uomo.
Quando preghiamo il Padre Nostro o qualsiasi altra preghiera è importante permettere allo Spirito Santo di entrare in ogni parte del nostro essere: pensieri, sentimenti, immaginazione, azioni.
Nella storia della Chiesa ci sono state grandi conversioni. Molte si trovano anche nella Sacra Scrittura. Gesù ne ha citate tante nelle parabole.
In qualche modo la più sorprendente e quella che ci viene subito in mente è la parabola del figliol prodigo e del padre misericordioso che accetta generosamente suo figlio. Tutti noi siamo quel figliol prodigo che un giorno và dal padre e dice: “Dammi ciò che mi appartiene”. Sappiamo che le proprietà vengono divise solamente quando il padre è alla fine della propria vita. Così quella frase significa: “Vorrei che fossi morto”. Ma il padre và oltre a questa espressione del figlio, perchè lo ama e gli da metà della sua proprietà. Il Vangelo dice che il figlio ha preso ciò che gli spettava e se ne è andato in una terra lontana. Nella Bibbia essere in una terra lontana significa essere distanti da Dio. Lì ha sprecato tutti i suoi averi e poi ha ottenuto un lavoro come guardiano dei maiali. Ha avuto fame. Voleva nutrirsi del mangiare dei maiali, ma nessuno gli dava le carrube.
Nel momento cruciale il giovane incontra se stesso e vede che non può andare avanti così. E’ deluso. Ha pensato: “Mi alzerò. Andrò da mio padre e dirò che ho peccato contro di lui e contro il cielo”.
Perchè il figlio minore vuole tornare? Perchè porta dentro di sè l’esperienza di un padre che è buono.
Sono fondamentali questi due verbi: “Alzarsi” e “andare”.
Già in quel momento ha iniziato il percorso della sua conversione.
Dall’altra parte abbiamo il padre che non ha mai escluso suo figlio. Ogni giorno usciva davanti alla porta di casa e si chiedeva dove fosse suo figlio, se avesse da mangiare, se avesse freddo e se mai sarebbe tornato a casa.
Un giorno, dopo tanti anni, i servi lo hanno chiamato: “Ecco tuo figlio perduto che ritorna!” Il padre ha una gioia immensa. Non c’è alcuna accusa. Comanda ai servi: “Portategli l’anello, i sandali, un vestito”. Questi sono i simboli che indicano che rivuole il figlio a casa propria.
Il figlio si sente indegno e dice: “Accettami come uno dei tuoi servi”. E’ consapevole del suo errore e si pente. Il padre risponde: “Tu non sei un servo. Tu sei mio figlio”.
Questo padre è l’immagine del Padre Misericordioso che ci perdona ogni volta che torniamo a Lui, che ci confessiamo e che vogliamo fare un passo nel cammino spirituale.
Il figlio maggiore della parabola è geloso. Non accetta il ritorno del fratello e dice al padre: “Ecco, è tornato tuo figlio”. Non dice “è tornato mio fratello”. La parabola rimane aperta. Non sappiamo se il figlio maggiore sia entrato in casa o sia rimasto fuori. In questo modo tutti noi possiamo riconoscerci nel figlio minore quando scappiamo dal Padre, dalla Chiesa o quando commettiamo peccati gravi. Ma possiamo riconoscerci anche nel figlio maggiore ogni volta che non vogliamo perdonare.
Questo riguarda soprattutto quelli che sono spesso in chiesa. Crediamo di avere la salvezza garantita per il fatto di frequentare la chiesa. Siamo in pericolo di giudicare gli altri. Dovremmo sempre stare attenti, perchè la salvezza non è garantita a nessuno.
Il percorso della vita è una lotta per il Regno dei Cieli in cui il Signore ci aspetta.
Non solo questa parabola, ma anche l’incontro di Gesù con Zaccheo ci mostra quanto Dio è Misericordioso con l’uomo peccatore e accetti chiunque voglia cambiare. Zaccheo era capo dei pubblicani. Era di bassa statura e odiato dice la Bibbia. Questa bassezza non è riferita solo alla sua statura fisica, ma anche alla sua personalità. In Gesù, invece, Zaccheo trova la speranza. Non sapendo come vederLo si arrampica su un albero. Gesù prende l’iniziativa e dice: “Zaccheo, scendi. Voglio entrare in casa tua”. Zaccheo accoglie Gesù e dice che restituisce 4 volte ciò che ha rubato. Quel figlio perduto della casa d’Israele diventa un testimone dell’Amore di Gesù.
Il terzo episodio significante è la conversione di san Paolo, quell’uomo che ha perseguitato i cristiani con tutte le sue forze. Un uomo molto intelligente.
Sulla strada verso Damasco incontra il Signore Risorto e, illuminato dalla Sua luce, diventa cieco. Dopo tre giorni riacquista la vista e da zelante persecutore dei cristiani diventa colui che diffonderà il Vangelo nel mondo pagano.
Ogni conversione ha due passi. Il primo è il più importante e si chiama “nascita”. In teologia si chiama optio integralis e indica una fondamentale decisione per Dio. Ognuno di noi deve, prima o poi, inginocchiarsi davanti alla croce di Gesù e dire: “Signore, ho finito col vecchio modo di vivere e voglio iniziare una nuova vita con Te”.
Il secondo passo è il “cammino”. In termini teologici si chiama metanoia o conversione. Ogni sera prima di andare a letto dovremmo fare un esame di coscenza, dire al Signore tutti i nostri peccati, pentircene e coricarci in pace, in modo da poter iniziare domani un nuovo giorno.
Con questi due passi iniziamo una nuova vita spirituale e camminiamo in essa. Il primo è più importante, perchè è una nascita, ma anche il secondo è molto importante, perchè è una conversione quotidiana.
Siamo chiamati ad operare su noi stessi e non sugli altri. E’ molto più facile correggere il proprio marito, la propria moglie, il parroco, il professore, piuttosto che lavorare su noi stessi. Lavorare sulla nostra conversione fa male. Fa male ammettere che non sono onesto. Fa male ammettere che commetto peccati piccoli o grandi. Fa male ammettere che non sono un testimone autentico. Tutto questo fa male.
Ogni intervento chirurgico fa male, ma dopo la persona è guarita. La santa Confessione è come un intervento chirurgico spirituale in cui Gesù ci rinnova e toglie il peccato. Ci da una nuova vita nello Spirito Santo.
A Medjugorje milioni di pellegrini lo hanno sperimentato. Vengono per sentire la pace spirituale. La pace può essere ottenuta solamente da colui che si pone davanti al Signore come un libro aperto.
Permettiamo al Signore di scrivere a Suo modo sul nostro libro, così che anche noi possiamo essere riconosciuti quando un giorno Lo incontreremo nel Regno di Dio.
Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)