Angolo teologico (27)
Messaggi del 25 febbraio e 2 marzo 2017
Messaggio a Marija del 25 febbraio 2017
“Cari figli! Oggi vi invito a vivere profondamente la vostra fede e a pregare l’Altissimo affinché la rafforzi, cosicché i venti e le tempeste non possano spezzarla. Le radici della vostra fede siano la preghiera e la speranza nella vita eterna. Già adesso, figlioli, lavorate su voi stessi, in questo tempo di grazia nel quale Dio vi dona la grazia affinché attraverso la rinuncia e la chiamata alla conversione siate uomini dalla fede e dalla speranza limpide e perseveranti. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Commento teologico
Il messaggio si divide in 2 parti ben precise: la prima parte riguarda la preghiera e la speranza; la seconda parte concerne la rinuncia e la chiamata. Vediamole una ad una.
1. La preghiera e la speranza. Sono le radici, cioè le basi che offrono sicurezza e vitalità alla fede: “Le radici della vostra fede siano la preghiera e la speranza nella vita eterna”. Infatti la preghiera, come sappiamo, è la porta aperta del cuore che permette alla grazia divina di venire in noi e donarci l’aiuto, il sostegno, la forza di vivere ogni giorno la nostra fedeltà al Vangelo e alla verità rivelata. Senza l’aiuto divino, noi siamo estremamente deboli, vacillanti e insicuri. Di questo dobbiamo convincerci seriamente. D’altronde Gesù ce lo ha detto: senza di me, non potete fare nulla. Ciò significa che, privi del suo appoggio spirituale, siamo totalmente incapaci di compiere qualsiasi cosa in modo efficace e santificante. La nostra volontà spesse volte sembra disponibile a fare tutto ciò che il Signore vuole da noi, ma di fatto poi andiamo più facilmente dietro a noi stessi o alla mentalità del mondo che non eseguire rettamente il volere divino, che solo ci conduce alla vita eterna. Per questo la Vergine insiste: “Oggi vi invito a vivere profondamente la vostra fede e a pregare l’Altissimo affinché la rafforzi”.
Accanto alla preghiera è posta la speranza, mostrando così uno stretto legame fra l’una e l’altra. Che cos’è la speranza? Non si tratta soprattutto dell’attesa dei beni terreni, della felicità in questo mondo, della ricerca affannosa delle realtà materiali, ma la Madonna dice chiaramente quello che dobbiamo desiderare: “la speranza della vita eterna”. Questa, la vita eterna, costituisce l’anelito fondamentale della creatura umana, perché solo la vita eterna è quella che forma la nostra beatitudine pura. Quella vita, che ci porta in paradiso, è l’aspetto più importante della nostra esistenza terrena ed è ciò che va desiderato ardentemente prima e dopo ogni altra cosa. Il richiamo della Vergine è chiaro e urgente, accogliamolo e viviamolo con dedizione ed entusiasmo. Non lasciamoci imprigionare nella tenebrosità del mondo pagano e materialista. La Vergine ci fa capire in maniera precisa che la fede deve essere robusta, sostenuta dalla preghiera, per poter affrontare le molteplici situazioni avverse e pericolose: “pregare l’Altissimo affinché rafforzi la fede, cosicché i venti e le tempeste non possano spezzarla”. I tempi odierni sono difficoltosi e tumultuosi, per cui solo con la grazia di Dio possiamo affrontarli e superarli per giungere incolumi alla vita eterna. Altrimenti ne restiamo miseramente impigliati senza renderci conto delle amare e irreparabili conseguenze. Proprio su questa terra si svolge la battaglia spirituale per conservare e maturare nella fede in modo da essere pronti al raggiungimento del regno eterno di pace, dove troveremo la piena felicità di cui siamo così assetati e desiderosi.
2. La rinuncia e la chiamata. Il messaggio mariano approfondisce quanto detto in precedenza, volgendo lo sguardo sulla nostra personale maturazione: “già adesso, figlioli, lavorate su voi stessi”. Cosa significano tali profonde e vitali parole? Esse indicano la modalità per vivere una vita fedelmente cristiana e fruttuosamente umana: lavorare su noi stessi implica anzitutto una sincera analisi, una specie di ecografia sotto la luce dello Spirito Santo, sul nostro mondo interiore, per vedere con sincerità e verità quale sia il nostro stato di salute spirituale, cioè se siamo ben posizionati ed equipaggiati contro gli assalti malefici oppure abbiamo delle parti malate o indebolite, dove si è insediato un certo comodo adattamento alla mentalità mondana, perdendo di vista la luce salutare del Vangelo. Tale introspezione favorisce sia la purificazione sia il cambiamento di rotta, due condizioni adatte al tempo quaresimale che stiamo vivendo. La purificazione ci porta a buttar via tutto ciò che ostacola il cammino cristiano, tutti quei rami secchi che cadono a terra o quella polvere che si deposita nel nostro animo e che lo rende offuscato, pigro, egoista, vanitoso. Occorre liberarsi da questi intralci e ripulire il nostro atteggiamento del cuore. Ma come possiamo fare tale compito piuttosto impegnativo? Anzitutto ci viene suggerito il mezzo più efficace, chiedendo l’aiuto a Dio, proprio nel periodo quaresimale in cui ci siamo incamminati secondo quanto dice il messaggio: “in questo tempo di grazia nel quale Dio ci dona la grazia”. In secondo luogo è necessario mettere la nostra disponibilità e la nostra cooperazione concreta, che consiste principalmente in due modalità: “affinché attraverso la rinuncia e la chiamata alla conversione siate uomini dalla fede e dalla speranza limpide e perseveranti”. Si tratta della rinuncia e della chiamata alla conversione.
Con questi due tipi di lavorazione interiore si attua un rinnovamento dell’esistenza cristiana, una crescita personale di maturazione spirituale ed umana, che ci prepara a vivere una felice pasqua di risurrezione. La rinuncia indica anzitutto saper eliminare volontariamente certe abitudini o attaccamenti alle cose carnali ed egoistiche come la golosità, la sensualità, l’avarizia, l’invidia, le mormorazioni, la pigrizia, la perdita di tempo dietro alla televisione o altre distrazioni, cioè tutte quelle cose che legano eccessivamente alla sfera terrena e ai nostri interessi soggettivi. La chiamata alla conversione a sua volta significa riconoscere che il Signore ci invita ad essere costantemente rivolti verso di Lui, ad essere figli suoi docili e ferventi. In effetti la conversione vuol dire trovare l’orientamento del nostro animo cambiando obiettivo: dal nostro io a Dio, dall’egoismo alla donazione generosa, dalla poca fede ad una fede ardente e fruttuosa di opere buone. In tal modo potremo giungere alla pasqua quali “uomini dalla fede e dalla speranza limpidi e perseveranti”. Il cammino è tracciato, spetta a noi intraprenderlo fiduciosamente e alacremente.
Messaggio a Mirjana del 2 marzo 2017
“Cari figli, con materno amore vengo ad aiutarvi ad avere più amore, il che significa più fede. Vengo ad aiutarvi a vivere con amore le parole di mio Figlio, in modo che il mondo sia diverso. Per questo raduno voi, apostoli del mio amore, attorno a me. Guardatemi col cuore, parlatemi come ad una Madre dei vostri dolori, delle vostre sofferenze, delle vostre gioie. Chiedete che preghi mio Figlio per voi. Mio Figlio è clemente e giusto. Il mio Cuore materno desidererebbe che anche voi foste così. Il mio Cuore materno desidererebbe che voi, apostoli del mio amore, parlaste con la vostra vita di mio Figlio e di me a tutti coloro che sono attorno a voi, in modo che il mondo sia diverso, in modo che ritornino la semplicità e la purezza, in modo che ritornino la fede e la speranza. Perciò, figli miei, pregate, pregate, pregate col cuore. Pregate con amore, pregate con le buone opere. Pregate perché tutti conoscano mio Figlio, che il mondo cambi, che il mondo si salvi. Vivete con amore le parole di mio Figlio. Non giudicate, ma amatevi gli uni gli altri, affinché il mio Cuore possa trionfare. Vi ringrazio!”
Commento teologico
Il messaggio è racchiuso e sviluppato dentro quattro tempi o parti che ne formano l’armonia e la completezza come fosse una sinfonia musicale: il primo tempo offre il dato fondamentale che spiega la ragione e lo scopo della venuta di Maria in mezzo a noi; il secondo è un richiamo a rivolgersi alla Vergine con sincerità di sentimenti e di devozione, cioè di vero cuore; il terzo tempo riprende il tema degli apostoli del suo amore, come suole chiamare i suoi figli, con alcune sfumature nuove; il quartoinfine, quale chiusura, raccoglie una calorosa e pressante esortazione materna di una fortissima risonanza per la nostra vita cristiana.
1. La Madonna in mezzo a noi. Ella spiega con semplicità e spontaneità, come farebbe qualsiasi madre ai propri figli che devono essere educati sanamente e crescere vigorosamente. Dice subito: “con materno amore vengo ad aiutarvi ad avere più amore, il che significa più fede”. Il suo amore lo riversa su di noi, affinché noi siamo sempre più irrorati dal suo ardore e dedizione per il Figlio, che costituisce la nostra maturazione nella fede in Cristo quale unico tesoro per il cristiano, unica fonte di santificazione. Non si tratta soltanto di un esempio, pur importante e significativo, né di sole parole esortative, che Maria ci dona, ma di un aiuto concreto e fattivo, affinché noi potessimo vivere appieno le parole del Figlio suo, farle nostre come nutrimento e sostegno di ogni giorno per affrontare tutte le situazioni in cui ci troviamo in concreto e risolverle: “vengo ad aiutarvi a vivere con amore le parole di mio Figlio, in modo che il mondo sia diverso”. Lo scopo del suo intervento è propriamente a sfondo universale, che abbraccia tutta l’umanità, nel senso che la nostra crescita spirituale divenga un germoglio che può trasformare il mondo per renderlo più umano e più cristiano, cioè più vivibile e consono al bene degli uomini. Ne consegue che Ella ci chiama e ci riunisce attorno a sé precisamente per renderci diffusori e trasmettitori del suo amore tra le persone che vivono accanto o attorno a noi: si tratta di un intento di altissimo valore comunitario, che dovrebbe aprire il nostro cuore per essere stimolati e gioiosamente felici di compiere un così nobile e salutare servizio fraterno.
2. Guardare Maria con il cuore. A questo punto la Vergine si dilunga per stabilire con i suoi figli un rapporto di spontanea vicinanza e di reciproca comunione, per indicare ad essi quale debba essere il loro comportamento verso di lei, proprio come farebbe un figlio nei confronti della madre da cui si sente amato, compreso e consolato. Si dovrebbe instaurare così una intesa tra i due interlocutori: da una parte la Madonna si rivolge a noi con materno affetto e dall’altra il nostro atteggiamento confidenziale verso di Lei. Ciò fa pensare ad una situazione piuttosto frequente di alcuni devoti che corrono verso la Madonna non con la fiducia filiale ma mossi solamente da un istinto emozionale, sensitivo, racchiuso in un ripiegamento su se stessi e sul proprio modo soggettivo di pregarla e conoscerla, senza andare al reale e autentico movimento dell’animo, cadendo in un atteggiamento non sempre corretto a livello spirituale e psicologico. Si vedono espressioni di esaltazione fino al fanatismo, al devozionalismo oppure formule di preghiere a sfondo meccanico per non dire magico e superstizioso, che non hanno niente a che fare con la fede veramente cristiana e seria e che non corrispondono ad una sana relazione con la Madonna. Ed è questo che Ella intende sottolineare: “guardatemi con il cuore”, come per dire non andate dietro a gesti puramente esteriori, né a forme stereotipate di invocazioni ripetitive e distratte, come fanno gli idolatri, né cercate a tutti i costi impressioni suggestive e fantasiose oppure sensazioni emotive fermando l’interesse ai segni fisici o astronomici, straordinari ed emozionanti, piuttosto dovete elevare la mente e il cuore alla persona di Maria, al suo mistero di Madre del Verbo Incarnato e nostra mediatrice, ai suoi insegnamenti veritieri e al suo meraviglioso esempio di pienezza di grazia e di fede. Questo aspetto è di estrema importanza e tutti ne dovremmo prendere coscienza non solo per noi stessi al fine di non cadere in simili trappole, ma anche per gli altri che sono presi da queste storture affinché siano amorevolmente corretti e ben indirizzati. Ciò non significa che non possono accadere giuste emozioni e sensazioni interiori buone ed edificanti, ma vanno giustamente verificate e non devono prendere il sopravvento nel nostro animo così da offuscare la vera devozione mariana.
Ella infatti suggerisce i contenuti, cioè quello che dobbiamo dire nelle nostre conversazioni personali con Lei, nelle nostre preghiere a Lei rivolte: “parlatemi come ad una Madre dei vostri dolori, delle vostre sofferenze, delle vostre gioie”. Veramente c’è da riflettere su queste parole. Esse fanno capire come il nostro rapporto debba essere confidenziale, sincero, fatto con il cuore in mano, senza formalismi inutili o parole vane, nella certezza filiale che Ella ci ascolta, ci accoglie, ci comprende. Si attua così una sincera comunione tra Madre e figlio e tra figlio e Madre, che dona gioia profonda e duratura, apre alla speranza e ad una fiducia sempre più intensa, soprattutto a tanta fede e slancio per una preghiera viva e continua. Dice inoltre: “chiedete che preghi mio Figlio per voi. Mio Figlio è clemente e giusto”. Ciò significa che attraverso di Lei la preghiera di fatto si eleva verso il Figlio, a Lui Maria porta la nostra preghiera. Si stabilisce in tal modo un meraviglioso intreccio di fede orante che va da noi figli a Maria nostra Madre e da Lei Madre di Dio arriva a Cristo, in modo che noi entriamo in unione strettissima con il Figlio suo, di cui siamo fratelli e discepoli. All’inverso la comunione di grazia ritorna a noi partendo dal Figlio e, attraverso la Madre, giunge fino a noi, per restare uniti a Cristo nella nostra esistenza concreta di ogni giorno, là dove viviamo e operiamo. Ciò costituisce il cuore della vita cristiana quale circolo d’amore e di verità dal cielo alla terra e dalla terra al cielo. Nulla di più confortevole e affascinante. Ne segue un effetto di grande valore che trasforma il nostro misero cuore a somiglianza di quello di Maria, nel senso che come il suo Cuore è tutto rivolto al Figlio, così il nostro cuore dev’essere totalmente immerso in Cristo, quasi per attuare una mistica configurazione a Lui come Ella stessa desidera: “mio Figlio è clemente e giusto. Il mio Cuore materno desidererebbe che anche voi foste così”. Intal modo Ella potrà riconoscere in noi i medesimi lineamenti di suo Figlio ed amarci come ama Lui; e noi, assimilati a Cristo, potremo avere nei confronti di Lei gli stessi atteggiamenti amorevoli di suo Figlio.
Fa o Maria che questo si compia in ciascuno di noi e per questo ci affidiamo fiduciosi alle tue braccia. Grazie o Madre buona e pia.
3. Gli apostoli del suo amore. Con poche essenziali pennellate la Vergine indica le caratteristiche dei suoi figli, che chiama con il termine lusinghiero e impegnativo di apostoli: “il mio Cuore materno desidererebbe che voi siate apostoli del mio amore”. Il termine “apostoli” ha un duplice significato: in un primo acchito manifesta lo slancio evangelizzatore e missionario, per andare tra la gente a portare il lieto annuncio del Vangelo ed è ciò che chiamiamo “apostolato”; in un senso più profondo esso mostra il legame vitale con i 12 apostoli, le colonne portanti della Chiesa, e con i loro successori che sono i vescovi, in modo che l’azione missionaria sia qualificata nella fedeltà alla loro dottrina e al loro modo di svolgere la missione. Si tratta della sostanziale comunione con i pastori della Chiesa, quale Corpo mistico di Cristo, che ne è il capo e di cui gli apostoli sono l’espressione sacramentale e continua attraverso i secoli. I due significati dell’essere apostoli comportano da una parte lo zelo apostolico per uscire verso il mondo e dall’altra l’attaccamento alla tradizione della Chiesa, al fine che ogni azione si svolga nella comunione con la comunità cristiana dal suo inizio fino ad oggi e per il futuro, in fedeltà all’unico Vangelo annunciato e testimoniato da Cristo. Gli apostoli di Maria dunque vanno verso l’esterno, in uscita al di fuori, per portare l’annuncio della Parola di Gesù, ma contemporaneamente devono restare saldamente ancorati alla dottrina veritiera conservata e trasmessa nella e dalla Chiesa. Altrimenti non sono più apostoli ma cembali altisonanti e privi di verità e di amore.
La specificità di tale missione mariana sta nel fatto che essa deve avere un unico contenuto: l’amore di Maria per suo Figlio e per i suoi discepoli, cioè per tutti gli uomini. Questo aspetto delinea l’anima dell’apostolato, che consiste essenzialmente nell’amore quale fervore interiore che sospinge liberamente e generosamente verso ogni creatura umana e insieme alimenta la unione con Cristo e un amore incondizionato per Lui. Di ciò non dobbiamo dimenticarci: i veri apostoli, che Maria desidera, sono caratterizzati da un amore pieno che abbraccia due prospettive concomitanti: una verso Cristo, che è la Luce del mondo e la Verità salvifica, l’altra verso tutti gli uomini nostri fratelli, che vanno amati nell’amore di Cristo e portati a Cristo, in cui trovano la piena liberazione e santificazione.
Per tale ragione la Vergine afferma: “affinché parliate con la vostra vita di mio Figlio e di me a tutti coloro che sono attorno a voi”. Si tratta di un impegno di non poco conto ma sorprendentemente bello. Esso anzitutto coinvolge la nostra esistenza concreta, il nostro modo di pensare, di amare, di agire, di comportarci in seno alla famiglia, al lavoro e nella società, in modo che non possiamo svolgere un’azione evangelizzatrice solo con parole eleganti, ma con i fatti e con gesti reali e benevoli. La Madonna ha l’intento di rinnovare il mondo, di trasformarlo e renderlo un abitacolo degno dell’uomo e in cui regna Cristo suo Figlio. Ciò sarà possibile se noi, suoi apostoli, viviamo coerentemente la nostra quotidianità con amore, quell’amore che nasce da Gesù, viene accolto da Maria e riversato in noi. Allora veramente il mondo cambierebbe e assumerebbe un volto nuovo, ricco di bontà, onestà, giustizia e armonia: “in modo che il mondo sia diverso, in modo che ritornino la semplicità e la purezza, in modo che ritornino la fede e la speranza”. Maria dunque indica la strada maestra e ci coinvolge quali suoi stretti collaboratori. A noi spetta la generosità di corrispondere al suo desiderio e adempiere la sua volontà materna per il bene dell’umanità sofferente, peccatrice e angosciata.
4. Esortazione conclusiva. Le ultime parole sono di una intensità e di un incoraggiamento che tocca le corde dell’animo e ci fanno sussultare di entusiasmo, ma anche di amarezza per non essere ancora docili e obbedienti alla sua esortazione. Questa riprende quanto detto e ricorda anzitutto il primato della preghiera, che viene ripetuta insistentemente come un martellamento che batte sul nostro cuore: “perciò, figli miei, pregate, pregate, pregate col cuore. Pregate con amore, pregate con le buone opere”. Poi ritorna sulla finalità della nostra azione missionaria affinché si apra sul mondo intero e gli uomini trovino la salvezza in Cristo: “pregate perché tutti conoscano mio Figlio, che il mondo cambi, che il mondo si salvi”. Maria ricorda il fatto che non basta la preghiera isolata senza il coinvolgimento di un buon comportamento: “vivete con amore le parole di mio Figlio. Non giudicate, ma amatevi gli uni gli altri”. Infine annuncia un risultato confortevole e rassicurante, come aveva affermato a Fatima: “affinché il mio Cuore possa trionfare”.
O Vergine Madre, quanto amore riversi su di noi, tuoi figli, che pur siamo deboli e miseri, ingrati e indolenti! Ne siamo consapevoli e profondamente addolorati, ma insieme interiormente consolati e sereni vedendo la tua disponibilità e bontà. Abbiamo bisogno di queste tue parole incoraggianti e stimolanti, teneramente materne, per essere sempre maggiormente figli tuoi docili e santi. E’ ciò che anche noi desideriamo ma purtroppo constatiamo la nostra incoerenza. La tua vicinanza ci dona tanta forza e fiducia per non restare schiavi della mediocrità e tiepidezza, oppressi da una fede fiacca e pigra. Vogliamo riprendere, con il tuo aiuto, il cammino di purificazione e di sacrificio, che il tempo quaresimale ci suggerisce. Così saremo pronti, nella pasqua, ad annunciare con gioia a tutti i nostri fratelli: Cristo è risorto ed è vivo in mezzo a noi; venite a vedere il suo volto luminoso e splendente! Anche noi siamo trasformati in Lui e possiamo trovare in Lui la pienezza dell’amore, della verità e della speranza per una umanità migliore su questa terra e poi raggiungere la felicità della vita eterna, dove ci ritroveremo uniti noi tuoi figli con te, Madre nostra. Ti ringraziamo del tuo dolcissimo amore, o Vergine pietosa, e te lo ripetiamo semplicemente e affettuosamente: ti vogliamo molto molto bene. Amen
Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.