Omelia della santa Messa – Medjugorje, 29 aprile 2020
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore
Fratelli e sorelle, il testo del Vangelo di Matteo che parla della lode di Gesù al Padre è molto simile come contenuto a quello delle Beatitudini.In entrambi i casi il Suo discorso và oltre al solito modo di esprimersi stabilito che troviamo nelle Sue parabole o discussioni. Invece di un discorso logico qui abbiamo un’esclamazione che viene dal profondo del Suo essere divino. Tuttavia la differenza è che nelle Beatitudini Gesù loda e benedice le persone che si sono radunate intorno a Lui per ascoltare il Suo messaggio sul Regno di Dio, mentre qui glorifica il Padre Celeste che Lo ha reso possibile.
Già a prima vista è chiaro che si tratta di qualcosa di speciale. Mentre Gesù, nella Sua preghiera a Dio, si riferiva semplicemente al Padre, qui ha usato il Nome più solenne che si trova nelle Scritture: “Padre, Signore del cielo e della terra”. Si rivolge a Dio che ha creato cielo e terra e che pertanto è spesso lodato nell’Antico Testamento, specialmente nei salmi.
Vi è tuttavia un motivo particolare per la gioia di Gesù che sfocia in una lode entusiasta del Padre: la rivelazione del Padre ai più piccoli. E’ nel raduno di questi piccoli che Gesù vede l’inizio del Regno di Dio. Questa è la ragione della Sua gioia. Ciò che i profeti da lontano hanno contemplato nello spirito ora sta diventando realtà. Dio ha visitato di nuovo il Suo popolo in Gesù. E’ venuto mite ed umile e per questo non è stato riconosciuto dai sapienti e dai dotti che avevano le loro idee secondo le quali Dio doveva venire con potenza e gloria. Gesù è stato riconosciuto dai piccoli che erano sempre aperti alla Sua venuta. Sono gli stessi a cui Gesù ha dato la prima Beatitudine: “Beati i poveri di spirito, perchè avranno il Regno dei Cieli”.
Tra loro ci sono non solamente i poveri pastori che per primi hanno riconosciuto la venuta di Dio e Lo hanno annunciato agli altri, ma anche tutti coloro che Lo hanno seguito nel Suo viaggio da un posto all’altro in Galilea, che hanno creduto alla Sua Parola e visto guarigioni miracolose. Tra loro ci sono i lebbrosi che ha guarito, gli zoppi che ha fatto camminare, i ciechi che hanno recuperato la vista. Su di loro Dio ha manifestato la Sua Onnipotenza. Si tratta di un chiaro segno che il Suo Regno era iniziato con Gesù.
Dopo aver lodato il Padre dei Cieli Gesù si rivolge ai piccoli che vede davanti a Sè e dice loro: “Venite a Me voi tutti che siete stanchi e oppressi e Io vi darò ristoro”.Nulla è così necessario per una persona nella vita come un sincero consolatore che è disposto a condividere con lei le preoccupazioni e i problemi. E’ difficile soffrire con la sensazione che a nessuno interessi questa sofferenza e che tutti ne siano indifferenti. Già l’uomo giusto dell’Antico Testamento, quando ha sperimentato la malvagità delle persone che volevano intrappolarlo, ha gridato a Dio: “Guarda a destra e vedi: nessuno mi riconosce. Non c’è per me via di scampo. Nessuno ha cura della mia vita”.
Fratelli e sorelle, è noto che il peggio è quando si prova pietà per se stessi. Sfortunatamente a volte le persone cadono in questa situazione. Quando una persona pensa che nessuno si occupi di lui e si preoccupi per lei inizia a piangere su se stessa ripetendo la frase del salmista: “Nessuno ha cura della mia vita”. Le persone con uno spirito forte non possono cadere neppure nelle più grandi tentazioni, quando può sembrare che tutto abbia cospirato contro di loro, che siano state tralasciate o dimenticate. Ne è un esempio il grande scrittore Dostoevskij, condannato a morte per la sua opposizione al regime. All’ultimo momento la sua condanna è stata sostituita con l’esilio in Siberia. In attesa di essere trasferito in Siberia scrive a suo fratello: “Caro fratello, ho appena saputo che saremo trasferiti in Siberia oggi o domani. Non sono disperato nè ho perso il coraggio. La vita esiste ovunque, perchè la vita è in noi, non al di fuori di noi. Ancora il mio cuore è in me. Il sangue scorre ancora nel mio corpo che è capace di amare e soffrire, desiderare e ricordare. Questo è il vero contenuto della nostra esistenza. Addio, fratello”. Così termina la lettera.Egli ha trovato questa grande forza spirituale nel sopportare le sofferenze nella sua profonda fede in Gesù Cristo e nella sua lettura quotidiana del Vangelo.
Gesù ha pensato esattamente a queste persone quando ha invitato gli stanchi e gli oppressi a venire a Lui, promettendo loro che avrebbe dato ristoro. Non promette di togliere loro il peso, ma che lo trasformerà in un giogo dolce e un peso leggero. L’unica condizione è che vengano a Lui e imparino da Lui, che è mite ed umile di Cuore.
Santa Caterina, la santa di oggi, c’è d’esempio in questo.Visse nel più grande Calvario che ha afflitto la Chiesa nella Sua storia, durante la “schiavitù di Avignone”, quando il Papa, a causa dei continui conflitti e disordini che c’erano a Roma e in altre città italiane, si è stabilito ad Avignone per 70 anni. Molti cristiani erano tristi per una tale condizione della Chiesa, ma non tutti pregavano e si sacrificavano affinchè il Signore potesse porre termine a quella prova. Non l’hanno compresa come un giogo ed un peso da portare nello Spirito di Cristo. Caterina apparteneva a quei piccoli ed umili di cui parla Gesù. Ha dedicato tutta la vita al rinnovamento della Chiesa scrivendo incessantemente lettere ai prelati e viaggiando in tutta Europa. Riconciliava i governanti cristiani vendicativi, chiedendo al Papa, ai cardinali e ai vescovi di vivere in modo degno della loro missione. Ad un certo punto ha pensato di aver annoiato il Papa e gli ha scritto: “Se Lei non mi riceverà mi rivolgerò a Cristo e sicuramente mi riceverà, anche se sono una peccatrice. Se Lui mi accetta lo dovrebbe fare anche Lei, come Suo successore sulla terra. Nella Chiesa il mio compito è di essere una guardiana, una che veglia e lotta. In Essa voglio finire la mia vita in lacrime e sudore”.Nel 1377 la sua opera è stata fruttuosa quando Papa Gregorio XI è tornato a Roma Tre anni dopo, a soli 33 anni, Caterina si è trasferita nell’eternità, piena di meriti per la Chiesa del suo tempo.
Che cosa dice a noi questo Vangelo? Se il discepolo di Gesù è mite ed umile di cuore come il suo Maestro Egli gli rivelerà continuamente il Padre, nel Quale troverà la sua pace e il senso della propria vita. Non tutti siamo chiamati a fare grandi opere come santa Caterina, ma tutti siamo chiamati ad essere miti ed umili di cuore. Descrivendo una brava e povera donna che iniziava ogni suo discorso con la frase “con l’aiuto di Dio”, portando il suo peso della vita, Solženicyn sottolinea che il suo viso brillava sempre di una gioia speciale. Tutte le persone che vivono secondo la voce della coscenza hanno un volto bellissimo.
Nello spirito del Vangelo di oggi si può dire che tutte le persone che si affidano alla chiamata di Gesù e alla Sua promessa, nonostante le difficoltà che attraversano, irradiano sicurezza e pace. Portando il giogo della propria vita per Cristo e con Cristo quel giogo diventa dolce e salvifico.
Amen.
fra Ivan Dugandzic
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)