Omelie

Omelia della santa Messa – Medjugorje, 31 marzo 2020


Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.
Parola del Signore.


Cari fratelli e sorelle, la liturgia di oggi pone innanzi a noi due letture che ci indicano la fede come base della nostra salvezza.

Il libro dei numeri ci ricorda l’evento in cui il popolo ebreo è nel deserto e comincia a mormorare contro Dio e contro Mosè a causa della fame. Dio manda i serpenti e tante persone sarebbero morte.
Il popolo torna da Mosè a chiedere grazia e di fare da tramite con il Signore.
Quando leggiamo i testi della storia della salvezza vediamo che ogni epoca storica aveva i suoi problemi. La dinamica di tali problemi spesso ha elementi comuni.
Il popolo uscito dalla schiavitù in Egitto in poco tempo passa dall’essere il popolo che loda il Signore al popolo che si ribella a Colui che lo ha salvato. Ma appena incontra un problema che non può risolvere da solo nuovamente torna al Signore per cercare il Suo aiuto.

Se guardiamo il mondo odierno troviamo tante similitudini. Anche noi cerchiamo la nostra realizzazione senza guardare nè a Dio nè ai problemi del mondo, pensando di raggiungere la sicurezza e rimanere sani in un mondo malato, come dice il Santo Padre.
Quando incontriamo un problema, come in questo momento, chiediamo al Signore di agire il prima possibile.

Se leggiamo il Vangelo secondo Giovanni vediamo che nei suoi scritti esiste un solo peccato: la mancanza di fede. Vediamo anche che Gesù usa sempre la formula “Io sono”, per mostrare la Sua autorità.
Anche il Vangelo di oggi ci presenta il peccato dell’incredulità nei Suoi confronti che vuole annunciarci Suo Padre.

Perciò poniamoci anche noi la domanda: Come è la nostra fede? Come è la nostra fede in questo tempo e nella malattia?
La nostra fede è un bisogno temporaneo per superare una certa difficoltà o fa veramente parte della nostra vita?

Gesù dice: “Quando il Figlio dell’Uomo sarà innalzato capirete che ‘Io sono’”.
L’evangelista Giovanni invece di usare il verbo “crocifiggere” usa il verbo “innalzare”. Non si parla solo della crocifissione fisica, ma anche della gloria del Signore in croce. La croce diventa il trono da dove Dio regna col Suo Amore.
La croce non è più un luogo dove il dolore fa vedere la sua potenza, ma il luogo dove avviene la grazia della redenzione.
Per questa ragione dai primi tempi fino al periodo gotico Gesù era rappresentato glorioso in croce. Successivamente si è cominciato a rappresentarLo sofferente. Nè l’uno nè l’altro modo è sbagliato. Ogni rappresentazione cerca di ispirare il fedele alla preghiera e alla meditazione del mistero di salvezza di Cristo.

Ma bisogna sapere che la croce è già l’inizio della Resurrezione. Cristo, accettando la Volontà del Padre, ha aperto le porte della Pasqua.
Così oggi non dobbiamo guardare le nostre croci come la fine, ma per mezzo di esse possiamo vedere la luce della Resurrezione e della Pasqua.
Dobbiamo capire che la punizione e la croce non sono la stessa cosa. Gesù non è stato punito da Suo Padre. La Sua croce dà un nuovo significato all’esistenza e alla storia. Dalla croce Dio ci dona Sua Madre, Colei che intercede per noi.
La croce è la risposta al peccato di superbia: la superbia provoca egoismo e la croce provoca l’Amore che Si dona agli altri.
L’ostacolo più grande alla fede è la paura e l’angoscia per la nostra sicurezza in questo mondo.

Professando la vittoria di Cristo sulla morte e con la fede nella Resurrezione noi vinciamo la paura. Per mezzo della fede ci abbandoniamo all’Amore e la paura scompare.
Credere significa amare e seguire Cristo in ogni istante della vita.
In questi momenti di prova preghiamo di poter rimanere fedeli ai piedi della croce, affinchè un giorno Cristo possa innalzarci alla gloria della Sua Resurrezione.

Amen.

fra Perica Ostojić

Fonte:  (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)

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