Omelia della santa Messa – Medjugorje, 17 marzo 2020
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore.
Abbiamo sentito la Parola di Dio che la Chiesa ci dona.
La prima lettura è tratta dal profeta Daniele, uno dei giovani ebrei che era nel fuoco per non adorare le divinità pagane. Questo giovane prega Dio. Non guarda il fuoco attorno a sè, ma rivolge il suo sguardo verso il cielo. Innalza una preghiera bellissima e umile. Prega per tutto il popolo. Non prega solamente per la propria salvezza, ma per l’intero popolo, affinchè Dio abbia pietà di esso.
Daniele ricorda a Dio di non infrangere la Sua alleanza con il popolo e di non ritirare la Sua Misericordia, per Amore di Abramo – Suo amico – di Isacco – Suo servo – di Israele – Suo santo. Egli nomina singolarmente persone che hanno seguito Dio in modo fedele.
“A loro hai promesso di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo”. Daniele ricorda a Dio la Sua promessa.
Dice anche che in quel momento sono diventati più piccoli di ogni altra nazione, umiliati per i loro peccati. Il peccato è la causa di quella situazione. Per questo chiede a Dio di avere pietà. Aggiunge che non hanno più nulla di ciò che avevano prima: nè principe nè profeta nè capo nè olocausto nè sacrifici nè oblazione nè incenso. Non c’è più nulla di tutto ciò.
“Non c’è luogo per presentare le primizie e trovare Misericordia”, dice.
Oggi, a causa del corona virus, alcuni fedeli, soprattutto in Italia, non hanno più chiese e luoghi dove andare per lodare Dio. Ma questa è un’occasione per alzare la nostra voce a Dio e pregarLo con umiltà, affinchè ci salvi. Non singolarmente, ma tutto il popolo.
A causa dei nostri peccati e delle nostre omissioni succedono tante cose.
“Accoglici Signore col cuore spezzato”. Così prega questo giovane. “Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori”.
Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a Te.
“Perchè non c’è delusione in coloro che confidano in Te. Ora Ti seguiamo con tutto il cuore. Ti temiamo e cerchiamo il Tuo Volto. Non coprirci di vergogna. Fa con noi secondo la Tua Clemenza. Dio, abbi pietà di noi”.
“Per la Tua grande Misericordia salvaci con i Tuoi prodigi e dà gloria al Tuo Nome, Signore”.
In ogni nostra situazione rivolgiamo lo sguardo verso Dio. Non guardiamo la situazione, ma Dio che è più grande di tutto ciò. Lui è Colui che ci può toccare, consolare e cambiare la situazione.
Vediamo che qualche volta le forze umane sono impotenti.
Il tempo di Quaresima è l’occasione per riflettere di più sui nostri peccati e omissioni. Dovremmo pentirci.
Il peccato è il male più grande. A causa sua avvengono tante altre cose nella nostra vita.
Il Vangelo desidera dirci un’altra cosa.
Pietro, ascoltando Gesù e vedendo la Misericordia che offre, domanda: “Quante volte devo perdonare il mio fratello che commette colpe contro di me?” Pietro mette subito un limite. I giudei usavano perdonare tre volte. Pietro dice “fino a 7 volte?”, quindi sposta il limite.
Ma Gesù desidera dirgli: “No. No, Pietro. Non mettere limiti, ma 70 volte 7”. Quindi fino all’infinito.
Il perdono è qualcosa di molto importante per ciascuno di noi. Il perdono ci riguarda tutti.
Senza perdono distruggiamo la nostra vita, la nostra salute. Il perdono è qualcosa che dobbiamo incontrare. Sentiamo come è bello quando gli altri ci perdonano, quando sono misericordiosi con noi.
Anche noi siamo invitati a perdonare gli altri.
Senza il perdono è impossibile vivere.
Gesù spiega questo tramite una parabola. Racconta che il Regno dei Cieli è simile ad un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Gli fu presentato uno che gli doveva 10000 talenti. Un talento era il valore di una giornata di lavoro. Quindi erano 10000 giornate. Era un debito che non si poteva restituire in tutta la vita.
Questo è il nostro rapporto con Dio. Se Dio farà tutti i conti con noi nessuno potrà restituire i debiti. Nessuno.
Il servo della parabola diventa coraggioso. Si è prostrato a terra e ha supplicato il padrone: “Abbi pazienza con me. Ti restituirò ogni cosa”. Era impossibile farlo.
Gesù dice: “Il padrone ebbe compassione di quel servo. Lo lasciò andare e gli condonò il debito”. Ma questo servo ha impiegato poco a dimenticare tutto. Trovato un altro servo che gli doveva solo 100 denari, solo 100 giorni di lavoro, non ha avuto compassione. Non ha voluto sentire niente. Non ha ascoltato le sue implorazioni. Preso per il collo lo soffocava dicendo: “Restituisci quello che devi”.
Lo ha fatto mettere in carcere.
Quando gli altri servi hanno visto ciò che era successo sono andati a riferire al padrone tutto l’accaduto. Il padrone ha fatto chiamare quel servo e gli ha detto: “Servo malvagio, ti ho condonato tutto quel debito, perchè tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno?”
Spesso dimentichiamo i nostri peccati. Quanto offendiamo Dio e gli altri con i nostri peccati.
Noi guardiamo solo il peccato dell’altro. Non ricordiamo l’Amore di Dio verso di noi, l’Amore che perdona. Non ricordiamo o, o non vogliamo ricordare, l’Amore Misericordioso di Dio, ma vediamo solo cosa hanno fatto gli altri a noi.
Valutiamo se vogliamo e se possiamo perdonare. Non dovremmo guardare quanto gli altri sono colpevoli, ma la Misericordia di Dio verso di noi.
Devo ricordare quanto Dio mi ha perdonato, come è misericordioso verso di me.
A causa dell’Amore di Dio noi possiamo vivere e perdonare.
Dobbiamo pentirci in ogni Confessione sinceera. Ma dobbiamo pentirci anche quotidianamente e dire: “Non lo voglio fare più. Voglio cambiare”.
Eppure compiamo il peccato nuovamente. Vediamo quanto siamo fragili. Nonostante tutto Dio è sempre pronto a perdonarci. Non esiste peccato che Dio non desideri perdonarci se ci pentiamo.
Possiamo vivere di questo Amore. Tale Amore ci dona la forza di andare avanti e di perdonare.
Quante famiglie vivono senza perdono. Quanti coniugi non parlano fra di loro per mesi, magari per cose insignificanti. Non c’è rapporto tra genitori e figli.
Ci ricordiamo solamente il debito degli altri verso di noi e non ricordiamo quanto ci è stato perdonato.
Dio ci giudicherà come noi giudichiamo gli altri e perdonerà noi come noi perdoniamo gli altri.
Gesù ha detto nel Padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Domandiamoci: come perdoniamo? Quanto impieghiamo a perdonare? Quanto guardiamo i peccati degli altri? Quanto guardiamo a ciò che è stato perdonato a noi? Quanto viviamo del Perdono di Dio?
Particolarmente adesso che siamo isolati e che ci sono misure sempre più serie, abbiamo bisogno del perdono.
Possiamo avere dentro tanti pensieri e rabbia, ma abbiamo bisogno del perdono per vedere l’Amore di Dio, per poter perdonare. Dobbiamo perdonare tutti coloro che ci hanno danneggiato.
Questa Celebrazione Eucaristia sia l’occasione per capire quanto noi viviamo l’Amore di Dio. Chiediamo la forza per poter perdonare gli altri. Se non lo facciamo non avremo pietà e incontreremo il giudizio e la condanna.
Tutto ciò sia motivo di pentirsi e di confessarci.
Il Signore ci doni la grazia del Suo Amore.
Mettiamo sull’altare tutti coloro che per noi è difficile perdonare, affinchè il Signore ci doni la grazia di poter perdonare anche loro.
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)