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Testimonianza di Luigi (2017)

Racconterò il mio viaggio. Quello che ho visto e quello che ho vissuto sulla mia pelle.
La decisione di partire per Medjugorje non è nata per caso.
Nell’ottobre del 2014, dopo l’ennesima relazione finita male, mi sono trovato a cambiare casa e quartiere.

Il clichè vuole che dopo una delusione affettiva si debba cambiare qualcosa per testimoniare a se stessi e al mondo che quella pagina del libro della vita è stata girata e che è iniziato un nuovo capitolo. Le donne spesso cambiano pettinatura, colore dei capelli o si comprano un gatto o un cane. Io, invece, ho cambiato casa ed ho allargato le mie compagnie.

Un giorno apro un sito a caso di stanze in affitto e vedo una bellissima villa su tre piani all’estrema periferia del centro di Perugia. Chiamo, pago la caparra e nel giro di due giorni sono dentro con gente mai vista prima, due cagnolini decisamente antipatici e il mio buco nel cuore che non perdeva occasione di ricordarmi che esisteva. La mia vita era molto difficile e sicuramente caratterizzata da un grande vuoto nella dimensione dell’amore.

Il primissimo fattore che ha rappresentato un grande scossone in quel periodo è stato conoscere una vera e propria coppia cristiana che abitava lì e subito dopo un ragazzo che ha saputo aiutarmi nel primo periodo di avvicinamento alla fede. Persone molto belle. Questa coppia di cari amici è ora con un bimbo in arrivo.

Premessa. Come ho già detto odiavo i preti, la religione, odiavo la Chiesa, il Padre Eterno e tutto ciò che aveva a che fare con Dio. Non solo ero un ateo convinto – mi ritenevo un agnostico, perchè è più interessante – ma ero sempre pronto a combattere contro le falsità che propinava la Chiesa e contro l’invenzione di questo fantomatico Dio che nessuno aveva mai visto. Se era vero che un dio esisteva quello ero io. Mi ritenevo il dio di me stesso.

Però, entrato in quella casa, rimasi sinceramente meravigliato dalla bontà di queste due persone, dal loro animo gentile. Soprattutto mi colpì l’amore che provavano l’uno per l’altro. Era qualcosa che io non conoscevo. Non avevo mai visto un rapporto così bello, sano e rispettoso. L’amore con l’A maiuscola mi aveva colpito. Era ciò che a me mancava. Ogni volta mi sfuggiva di mano.
Io non avevo problemi a conoscere ragazze e a frequentarle. Non era una questione di quantità, ma di qualità. Quello che vedevo tra loro io non lo sapevo fare. Non ero capace di amare come facevano loro, ma in fondo lo desideravo.

C’era qualcosa che non mi tornava. Perchè la domenica alle 10.45, poteva cascare il mondo, questi andavano a Messa? Per me entrare in una chiesa equivaleva ad un’autentica tortura cinese. Piuttosto mi sarei rotolato giù da una montagna infuocata.
Come mai io che da sempre reputavo i cristiani degli stolti e dei manichini che perdevano tempo a pregare un Dio che esisteva solo nelle loro fantasie mi trovavo, da un giorno all’altro, ad ammirare con stupore l’amore che queste due persone sapevano darsi gratuitamente tra loro.
Questo è stato sicuramente il primo segno che Dio mi ha messo davanti. Mi ha dolcemente umiliato ancora una volta. Evidentemente non bastavano tutte le batoste della mia vita. Dovevo arrivare a questo.

Ora tutti i giorni avevo di fronte qualcosa di bellissimo che intuivo essere l’antidoto al mio veleno, ma che non potevo e non riuscivo ad avere per me. Nel vedere l’amore cristiano tra queste due persone oggi so che il Padre Eterno mi ha voluto dire senza mezzi termini: “Tieni. Guarda. Te l’ho messo davanti. E’ bello, no? Vedi? Ciò che vedi ti piace? E’ opera Mia. Io sono presente nel loro amore. Ora che ce l’hai davanti non puoi far finta di non vedere Chi muove i fili”.
Pertanto io mi sforzassi di giustificare il loro amore con tutte le menzogne possibili e di non associarlo alla loro fede in Cristo non sono riuscito a soffocare la Voce della Verità, quel dolcissimo  e meraviglioso tarlo che si era iniziato ad insinuare nella mia mente.

Così, mentre mano a mano diventavamo grandi amici, un giorno arriva la proposta indecente: “Vuoi venire con noi a Medjugorje?”
Con molto distacco e dall’alto delle mie certezze scientifiche e convinzioni da ateo, con l’intenzione di dimostrare a tutti che ero immune da qualsiasi presunta apparizione o da Rosari e quant’altro, complice anche il fatto che quell’anno non sapevo cosa fare a capodanno, quasi per fare un favore a chi mi aveva invitato decisi di andare.
Dicevo tra me e me: “Che me frega… Tanto peggio di così non può andare. Mi faccio un giro e mi faccio due risate a vedere questi matti che pregano il loro dio invisibile. Al massimo mi becco gli insulti degli amici al ritorno”.

Il 29 dicembre del 2014 ci imbarchiamo ad Ancona in direzione Spalato, unendoci ad un altro gruppo che provveniva dalla Basilicata. Arriviamo a Medjugorje il giorno successivo con il nostro pullman.
Io ad un tratto mi ritrovo in mezzo a 40 persone che ai miei occhi erano 40 invasati. Dei matti esaltati. che intonavano dei canti religiosi a mò di anziani boyscout. in preda a deliri di fanatismo religioso.
Questo era il quadro della situazione.
Iniziava a venire fuori un sentimento molto forte che sin da subito facevo fatica a controllare e che mi avrebbe accompagnato per tutta la settimana. Qual’era questo sentimento? L’odio che è l’antitesi dell’amore.

Io, di fatto odiavo quelle persone. Non sopportavo il fatto che pregassero insieme. Non riuscivo a farmi scivolare addosso quello che vedevo e quello che vivevo. Era più forte di me. Pensavo a chiare lettere che erano degli idioti e che perdevano il loro tempo a fare cose inutili e io peggio di loro, perchè ero capitato in una gabbia di matti.
Non so spiegarlo meglio se non utilizzando la parola “disprezzo”.
Questo è il secondo segno che Dio mi ha messo davanti. Mi ha immobilizzato, cristallizzato per tutto il pellegrinaggio davanti al mio atteggiamento superbo. rendendomi più consapevole dei miei sentimenti.
Altre volte nella vita mi era capitato di essere intollerante con qualcuno o per qualcosa, ma questa volta era profondamente diverso per due motivi: il primo era che riuscivo in modo molto chiaro ad osservare da una prospettiva differente quello che vivevo. Riuscivo a penetrare più a fondo una realtà che normalmente era sfuggevole, a cui non facevo caso. Non è che quando mandi a quel paese qualcuno stai a considerare che quell’offesa può pesare come una condanna o come un omicidio addirittura, tant’è che Gesù, in una delle Sue espressioni più forti ci dice: “Se darai del pazzo a tuo fratello – inteso come profonda umiliazione della persona che si traduce in giudizio e in condanna – sarai sottoposto al fuoco della Geenna”. Al fuoco della Geenna, mica bruscolini. A chi non è mai capitato di dare dell’idiota a qualcuno? Lo si fa spesso con leggerezza. Insomma, era come se riuscissi a toccare con mano le conseguenze negative del mio atteggiamento. Non so come spiegarlo meglio di così. E’ come se la parte del cervello legata alla negatività stesse lavorando di brutto. Era la prima volta, quindi, che mi rendevo conto in modo così chiaro della mia superbia. Indipendentemente dal soggetto, dal motivo, dal contesto io stavo odiando.
Ero capace di odiare. Non me ne ero mai accorto in modo così limpido. Mai.

Stavo scoprendo di avere un ego e questo ego rivendicava continuamente qualcosa. Una volta rivendicava questo, una volta pretendeva quell’altro. Sempre mi portava ad impormi sugli altri. La scoperta del mio ego è stata sicuramente sconvolgente. Una vera e propria illuminazione che ho compreso meglio successivamente quando ho iniziato a studiare la Figura di Gesù, unico uomo vissuto sulla terra a non possedere ego. Non ha mai fatto niente per Se. Mai. Dalla prima all’ultima azione della Sua Vita. Tutto quello che ha fatto, compreso morire in croce, lo ha fatto per gli altri.

Mi accorgevo che si stava ripetendo quel paradosso che avevo già sperimentato nel rapporto tra i miei due inquilini. Le stesse persone che etichettavo come stupide erano gentilissime tra loro. Erano unite, amorevoli, aiutavano chi era in difficoltà, aiutavano il diverso. Cercavano di fare lo stesso anche con me. Se io potessi vedere per un minuto con che faccia li guardavo… Non so con che coraggio abbiano potuto avvicinarsi a me.
Ora lo so bene.

Il clima che si respirava in quei giorni era meravigliosamente nuovo per me, ma io non arretravo di un centimetro: erano dei poveri creduloni invasati.
I giorni passavano e come da programma si andava a sentire le testimonianze di grandi conversioni, storie incredibili di persone che avevano vissuto l’inferno in terra e , passate per Medjugorje, le loro vite erano completamente cambiate. Storie assurde. Alcune perfino indicibili.
Poi si andava a Messa, si pregava il Rosario salendo il monte. Si faceva la Via Crucis; c’erano i momenti per la Confessione.
Bene. Io di tutto ciò non ho fatto niente. Ogni attività era contraddistinta con quest’odio che ribolliva e sgorgava in modo incontrollabile. Non riuscivo a fare nient’altro. Ero un vulcano di disprezzo e di cattiveria. Non so come poterlo spiegare meglio di così.

Ad esempio: andavamo a sentire una testimonianza di una ragazza che da prostituta e tossicodipendente era diventata suora. Io non riuscivo a non disprezzare quella suora che parlava e a schernirla e a fare lo stesso con tutte quelle persone attorno a me che cantavano e ringraziavano Dio. Era una tortura incredibile.
Tutto il viaggio è stato una tortura, perchè ero in balia di sensazioni incontrollabili. Ero tra il martello e l’incudine: esiste il bene ed esiste il male.
Ve lo dico in modo esplicito. Si faceva il Rosario nel pullman mentre si andava da un luogo all’altro e io sputavo veleno da tutti i pori.

La cosa assurda è che io avrei razionalmente desiderato essere rispettoso da ateo convinto qual’ero, ma con i figli di Dio non ci riuscivo. Li disprezzavo.
E’ assurdo. Io me ne rendo conto, ma è esattamente quello che è successo.
Mi sono limitato a seguire le tappe prestabilite, giusto per non fare la figura del bambino capriccioso che dice: “Questo lo faccio e questo non lo faccio”. A parte il fatto che lì non c’è nulla. Ci sono solo campi. O mi accodavo a loro o rimanevo in camera. Ma di fatto ero sempre defilato, in silenzio.
Il tarlo nella mia testa e nel mio cuore si faceva sempre più presente e ingombrante. Questo forte combattimento spirituale mi riduceva uno straccio. Io non ce la facevo più. Me ne volevo andare il prima possibile da quel luogo.

Poi arrivò la notte dell’apparizione. Non vi sto a raccontare la storia delle apparizioni di Medjugorje. Youtube è pieno di documentari che vi raccontano tutto in modo dettagliato.
Partiamo per arrivare in cima al monte. La situazione era a dir poco assurda. Migliaia di persone che si arrampicavano su questa montagna in piena notte con le sole luci dei telefoni. Non c’era una strada. solo sassi, terra e dei piccoli sentieri scavati dalle migliaia di persone che tutti i giorni percorrono quelle strade.
Arriviamo in cima al monte. Ognuno si siede dove trova posto per terra in attesa. Io non sapevo cosa sarebbe successo, finchè in un attimo cala un silenzio tombale. Tutti si inginocchiano sui sassi e iniziano a pregare. Migliaia di persone.
Io vedo questa scena surreale e sento dentro di me una sensazione che non posso descriverea parole. Non ci sono aggettivi per descriverla nello specifico. Il che mi ammutolisce. Posso provare a descriverla come un’apnea emotiva del cuore. Come quando devi fare un urlo a squarciagola, ma prima devi inspirare quanta più aria possibile. Questo era vagamente in termini spirituali quello che ho razionalmente sentito.

Poi in un attimo questa sensazione scompare. Tutto finisce. Scendiamo il monte e torniamo in albergo.
Ero frastornato. Non ho visto niente con gli occhi. Mi sento di dire con la certezza della fede che se avessi visto come i veggenti la Madonna in Carne ed Ossa quel momento non avrebbe prodotto effetti straordinari nella mia vita come quelli che ha invece prodotto. vivendo l’apparizione in termini strettamente spirituali.
Ovviamente è la mia fede che me lo fa dire. Fede che è nata quella notte.

Ricordate il discorso della fede che Gesù fece a Tommaso: “Devi credere senza vedere con gli occhi se vuoi avere a che fare con Dio”. Altrimenti diventa un fenomeno da baraccone. E’ Lui che detta le regole. Non siamo noi e la nostra superbia ad ordinare a Dio ciò che deve o non deve fare e in che modo lo deve fare. E’ questo quello che facciamo di continuo. Ci pensa Lui a darti le garanzie che cerchi.

Vi assicuro che non c’è stato alcun bisogno di vedere la Madonna con gli occhi. In ogni caso Dio, che conosce bene il nostro cuore, ci da il contentino. Tant’è che oltre centinaia di guarigioni inspiegabili e vari miracoli del sole che non ho visto, ma testimoniate in primis dagli abitanti di Medjugorje, dalla statua del Cristo Risorto, da una fessura microscopica, esce in modo perpetuo una gocciolina che è stata analizzata e non è nient’altro che soluzione salina, lacrime. Come per dire: “E’ così poca la vostra fede che avete bisogno di questo per credere?”
Da Tommaso ad oggi è cambiato poco.

Il giorno successivo, dopo la Messa di capodanno, verso le una di notte, mentre tutti si incamminano per tornare in albergo, io decido di rimanere solo su una panchina gelida. Era un freddo incredibile. Ero sul grande sagrato posteriore della chiesa. Rimango così da solo per un’ora circa. In quel silenzio di solitudine, con la stessa acutezza dei sensi che nei giorni precedenti mi aveva fatto accorgere del mio atteggiamento superbo, mi rendo conto con altrettanta lucidità che la mia vita era rappresentata a pieno da quel momento: da solo, senza sapere cosa fare, senza sapere dove andare, senza nessuno per cui valeva la pena vivere o morire. Ero chiuso nel mio piccolo mondo fatto di routine e egoismi.
Mi è apparso chiaro come il sole che la mia esistenza era sterile. Non producevo vita. Non solo in termini biologici, ma producevo proprio morte spirituale. La mia vita non fioriva e non portava frutti. Tutto quello con cui venivo a contatto marciva. Ero il tralcio della vite di cui parla Gesù che si stava seccando e che sarebbe stato destinato a fare fascine per il fuoco.

Preso da un profondo sconforto ho ceduto al mio ego per la prima volta nella mia vita. Lì davanti a me c’era una statua della Madonna che fino a poco prima non perdevo occasione per bestemmiare e accusare. Rivolgendomi a Lei, in ginocchio, al freddo, da solo, lontano migliaia di chilometri da casa, ho fatto questa preghiera: “Ti prego, aiutami. Se è vero che sei mia Madre affido a Te le mie sofferenze”. Fine. Punto.                                   
Era più che sufficiente per l’epoca. Benedetto quel momento che ha cambiato la mia vita radicalmente.

Tornato da Medjugorje esausto e sconvolto ho iniziato il mio doloroso, ma fecondo cammino di guarigione che ha avuto il primo grande traguardo con Antonietta e la certezza della vocazione al matrimonio e alla famiglia. Vocazione intesa come chiamata di Dio.
Il capodanno successivo, venuto a Medjugorje con Antonietta, per la prima volta, dopo un anno di studi, ricerche, discernimento, riflessioni, ho fatto la Confessione e la Comunione dopo quella delle elementari.
Ci ho messo un anno. Sono andato a Messa per un anno senza fare la Comunione sull’ultima panca in fondo.
Come diceva san Francesco  poco a poco “ciò che era dolce diventava amaro e ciò che era amaro diventava dolce”. Di san Francesco c’è solo questo, perchè il resto è ben lontano…

La mia vita, che fino a quel momento era “godi finchè puoi, perchè del doman non c’è certezza”, come diceva Lorenzo il Magnifico , “Carpe diem” di Orazio, oppure “panem et circenses… Tutti motti che ero fiero di vivere svanivano piano piano.
La mia vita, con tutte le difficoltà e i limiti della nostra condizione umana, si stava trasformando in un viaggio verso Cristo che, con la Sua Buona Novella, ci da la speranza della vita eterna. Egli è venuto a dirci che questa vita, che non è altro che un attimo rispetto alla vita che ci aspetta, non è altro che una transumanza verso la vita eterna. Questo l’ho capito a Medjugorje.
Il grande dono che ho ricevuto è stata la fede. Una grande grazia. Senza l’aiuto della Madonna non avrei fatto niente. non avrei mai potuto credere nel Figlio di Dio fatto uomo e morto in croce per salvare me che L’ho crocifisso.

Prima, oltre che divertirmi e godere di tutti i piaceri della vita che non mi hanno mai reso felice, volevo diventare famoso con la musica, un musicista affermato. Volevo ricevere i consensi del mondo.
Per grazia mi sono accorto che le cose del mondo non bastano.
Sant’Agostino ci ricorda che “il cuore dell’uomo rimane inquieto finchè non riposa in Dio”.
Nella parabola della perla preziosa e del tesoro nascosto nel campo Gesù ci dice: “Dove è il tuo tesoro là è anche il tuo cuore”. Il tuo tesoro è la ricerca del successo, della fama, della gloria? Là è anche il tuo cuore!
Il tuo tesoro è il lavoro, il target dei profitti da raggiungere entro fine anno, guadagnare molto, vedere tanti zeri nel tuo conto? Là è anche il tuo cuore! E’ una questione di priorità.

Poco dopo il mio ritorno ho conosciuto Antonietta. E’ stato un incontro pilotato dal Padre Eterno. Le circostanze erano a dir poco sfavorevoli, apparentemente impossibili. Lì lo Spirito Santo ci ha presi e pilotati come burattini, altrimenti, con tutto quello che ci portavamo dietro – le ferite, le incapacità, i retaggi di una cultura sgangherata – non saremmo mai stati in grado di fare una cosa così grande. Impossibile.
Ci siamo conosciuti in vacanza. A 600 chilometri da casa. Lei aveva lì un lavoro a tempo indeterminato. Aveva tutta la sua famiglia, gli amici. Non aveva nessuno qui.
Quando ci mette le Mani il Padre Eterno non si scherza. Ti sventola in faccia l’impossibile rendendolo possibile. Come per dire: “Vedi, da solo non sei riuscito a combinare niente. Con tutte quelle che ti ho mandato a due passi da casa… Mi hai pregato di aiutarti. Questo aspettavo. Adesso ci metto Io le Mani e sta a vedere che meraviglia che ti combino”.
Ha fatto il miracolo.

Poi sembrava che Antonietta non potesse avere figli. I medici lo dicevano apertamente. Si parlava di operazioni e la strada era in salita. E’ voluta venire anche lei a Medjugorje. Il capodanno successivo abbiamo chiesto alla Madonna la grazia di darci un figlio. Poco dopo è rimasta incinta di Maria Sole. Nel frattempo si è trasferita qui. Il tempo di trovare un lavoro. Abbiamo messo due soldi da parte e tra due mesi ci sposiamo.
Il frutto della conversione è questa meravigliosa famiglia che senza Dio non sarebbe mai arrivata. Mai.

Questi sono i miracoli di Medjugorje. Ritrovare la pace del cuore. Riappacificarsi con Dio, con se stessi e con gli altri. Imbroccare la strada giusta.
Dove prima c’era morte con Dio si trasforma e diventa vita.
Ora io ho fatto un riassunto estremo delle grazie che abbiamo ricevuto. Quello che ho raccontato è senza esagerare un decimo di quello che abbiamo sperimentato e che il nostro cammino di conversione ci ha donato e ci continua a donare.

Alcuni sacerdoti e alcuni fedeli sostengono che non ci sia bisogno di andare fino lì per incontrare Dio. La Madonna fa le cose tanto per farle? Il Padre Eterno non fa le cose inutili.
Se qualcuno per sbaglio si è trovato ad ascoltare queste parole, se si trova in un momento di sofferenza, di pesantezza della vita, strascichi di esperienze che non riesce a gestire, si rivolga pure a psicologi e psichiatri, perchè la scienza è un dono di Dio, ma vada anche con umiltà a chiedere una grazia alla Madonna.

Questo è il mio racconto. E’ la mia storia.
L’albero si riconosce sempre dai frutti. La Madonna non aspetta altro che la supplica di un Suo figlio. Non hai idea di quante meraviglie ti aspettano.

Fonte:   Tratto da Youtube
(Trascrizione a cura di A. Bianco)

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