Omelia della santa Messa Medjugorje, 4 luglio 2019
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Parola del Signore.
“In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città”.
Fratelli e sorelle, con queste parole comincia il brano di oggi tratto dal 9. capitolo del Vangelo di Matteo. Con poche parole l’evangelista ci porta nel contesto della scena evangelica. Si tratta di un episodio pieno di emozioni.
Si tratta di un evento capitato in quel momento, ma che si ripete oggi qui davanti a noi.
Siamo raccolti come Chiesa attorno all’altare.
Il Vangelo ci dice che Gesù torna nella Sua città. Aveva trascorso settimane e mesi percorrendo paesi e predicando il Regno di Dio, un nuovo rapporto tra l’uomo e Dio e tra gli uomini stessi. Gesù ha reso visibili i frutti di questo Regno facendo prodigi, guarendo i malati e risorgendo i morti.
Gesù torna in mezzo ai suoi e dove è cresciuto.
Di Lui si sono sentite tante cose. La gente Gli porta un paralitico, in modo che compia anche in quel luogo ciò che ha compiuto in città straniere. Ma esiste anche un’altra realtà. Le persone che Gli stanno davanti non sono straniere che hanno sete della Sua Parola e della Sua Presenza. Queste persone, invece, guardano Gesù con un altro sguardo. C’è sempre più dubbio e poca comprensione, molte domande e poca accettazione.
In un altro luogo Gesù ha spiegato questa realtà con queste parole: “Il profeta è accettato ovunque se non in casa sua”.
Anche se le persone reagiscono in maniera diversa Gesù non cambia. Egli è sempre Lo Stesso. Dopo essersi avvicinato al paralitico gli ha detto: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”.
Gesù vuole guarire il cuore ferito e rafforzare la fede. Ma non vuole guarire totalmente solo la persona paralitica, bensì tutti i presenti. Coloro che hanno visto tutta la scena e che magari hanno condotto a Lui il malato. Gesù desidera guarire coloro che hanno il cuore chiuso e che stanno pensando che Egli Stesso con le Sue Parole stia bestemmiando.
Egli conosce i loro pensieri e li ammonisce.
Fratelli e sorelle, il Vangelo racconta che i presenti “dicevano fra sè”. Gesù, invece, parla pubblicamente. Vuole aprire gli occhi delle persone e far loro comprendere che il Figlio di Dio può perdonare anche i peccati.
Fratelli e sorelle, con la guarigione di questo uomo malato Gesù vuole donare la guarigione a tutti coloro che sembrano essere sani.
Gesù da un messaggio molto chiaro ai presenti, a tutti noi e a tutti coloro che verranno: quello che non è degno di essere detto pubblicamente o ad alta voce non dirlo. Non mormorare in te stesso.
Fratelli e sorelle, qui Gesù sta sottolineando la debolezza di tutti gli uomini di tutte le culture e civiltà. Egli parla della malattia della mormorazione. Essa spesso entra nei cuori, nei rapporti umani, nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, ma anche nella nostra Chiesa.
E’ una malattia che inizia con un continuo rimprovero, con l’impossibilità di vedere il bene nel prossimo e con il bisogno di mostrarci migliori umiliando il prossimo. Si tratta del desiderio di cambiare gli altri senza cambiare noi stessi.
Fratelli e sorelle, questa è una malattia che col tempo si trasforma in peccato. Col tempo questa mormorazione diventa continua. La persona che la pratica diventa un peso per se stessa e per gli altri.
Gesù può perdonare i peccati. Egli può distruggere questa rete invisibile che giorno per giorno ci avvolge sempre più.
Per mezzo del sacramento della Confessione Gesù ci libera oggi come un tempo ha liberato tanti malati e peccatori.
Da nessuna parte del mondo questa meravigliosa realtà dell’Amore e Misericordia di Dio è palpabile come qui a Medjugorje. In nessun’altra parte il sacramento della Confessione è un segno così forte di luce e rinnovamento della Chiesa.
Al termine del brano del Vangelo di oggi sta scritto che la gente è rimasta meravigliata dalle Parole e Opere di Gesù. Più che gli stranieri sono rimasti meravigliati gli ebrei, coloro che sapevano che a Dio nulla è impossibile.
Fratelli e sorelle, spesso siamo proprio noi uomini di fede a correre il pericolo di disprezzare le Opere e i progetti di Dio E’ come se pensassimo che il nostro pensiero potesse misurarsi con quello del Dio Vivente.
Quando Gesù si è allontanato dalla Sua città è rimasto come prima: santo e perfetto. Ma cosa succederà di me quando mi allontanerò da questo luogo? Io non sono nè santo nè perfetto. Dovrei andarmene cambiato almeno un pochino.
Quando tornerò nella mia famiglia, tra i miei amici cosa porterò loro? Cosa vedranno i loro occhi in me?
Cari fratelli, questa sera questo santo luogo ci invita all’amore e all’apertura nei confronti di coloro che ci stanno accanto. Mormoriamo di meno e non disprezziamo gli altri.
Gesù ci invita ad avere una fede forte, sincera, vera. Ci invita alla fede di Abramo, alla fede che è disposta a sacrificare tutto confidando nel progetto del Signore.
Questa è la fede da chiedere a Medjugorje. Questa fede è degna dei fiumi di grazia che sono riversati su di noi.
Questa santa Messa e le preghiere presentate sull’altare ci aiutino a seguire Cristo non solo con le parole, ma con le opere e la verità.
Amen.
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)