Omelia della Santa Messa – Medjugorje, 31 dicembre 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
In questi giorni si poteva vedere una vignetta buffa in cui alcune persone, guardando oltre un muro, con un bastone aprono timorose una porta sulla quale sta scritto “2021”.
Molto probabilmente ciascuno di noi si è trovato in una situazione simile guardando all’anno che sta terminando. Sono successe tante cose. Tante altre sono cambiate. Alcune non saranno mai più uguali, mentre altre lo torneranno dopo tanto tempo. Alcune persone se ne sono andate.
In questi giorni vediamo anche catastrofi naturali.
Veramente sembra che ci siano pochissime ragioni per una celebrazione, ma noi, come siamo soliti fare alla fine di un anno, celebriamo la Messa di ringraziamento.
Ringraziare alla fine del 2020 sembra quasi ironico, eppure noi crediamo in ciò che ora facciamo. Noi crediamo che questa santa Messa abbia senso.
Ogni Eucaristia è un ringraziamento. Lo dice il nome stesso, perchè esso significa “donare lode”, “ringraziare”. Eppure in certe circostanze noi vogliamo sottolineare ancora maggiormente questo ringraziamento.
Radunati attorno al Signore vogliamo ringraziarLo per i doni, per il tempo, per gli eventi.
Ma come possiamo essere grati per l’anno passato? O meglio ancora: perchè essere grati per l’anno passato?
Quest’anno era traumatico. Il mondo intero è preoccupato.
Siamo forse persone strane che fanno finta che tutto vada bene? La fede è forse un anestetico che ci da il Signore in modo di affrontare gli eventi attorno a noi fingendo che ciò che accade non ci riguarda? Possiamo anche dire che tutto questo è passeggero e i veri valori sono nell’Aldilà e guardiamo tutto ciò con disprezzo in attesa che tutto passi. Siamo liberi di pensare anche così.
Ma se lo faremo ci allontaneremo completamente dal messaggio del Vangelo e dal messaggio del Natale, perchè il Verbo Si è fatto Carne. Ci potremmo allontanare dal messaggio della Madonna che parla di salvezza, di Amore, di fede nei nostri tempi e nei nostri giorni. Potremmo allontanarci dall’Eucaristia e dalla Sua logica d’Amore. Non soltanto il Verbo Si è fatto Carne, ma anche il pane.
Allora cosa dobbiamo fare? Come cristiani vogliamo guardare il passato con Maria, vivere ora con Maria nella logica del Signore e guardare il futuro con Maria, guardando Lui. Così impariamo ad essere grati.
Suona bene, ma come si può farlo? Non sappiamo cosa ci aspetta. Il tempo dietro alle nostre spalle non era una favola. Quello davanti a noi ci è sconosciuto e non promette troppo.
E allora come possiamo essere grati? Non è forse una cosa senza senso?
Nell’Eucaristia ringraziamo e consacriamo.
Un uomo saggio scrisse così: “Consacri ciò che crea gratitudine in te”. Questo corrisponde perfettamente al modo in cui avviene l’Eucaristia. Corrisponde perfettamente alla logica della chiamata della Madonna. Nell’Eucaristia l’abbandono, il dolore, ciò che ci rende felici, è tutto consacrato con la forza dello Spirito. Essere grati al modo di Maria non significa essere risparmiati dal dolore, dalle lacrime e dalla morte. Essere grato al modo di Maria significa contemplare tutto nel proprio cuore ed essere sempre affianco al Signore, in modo silenzioso e senza farsi notare. Nel silenzio dell’abbandono e con tanti “eccomi”, iniziando dal mistero di Nazaret che ha cambiato tutto. Ma non subito. Senza spettacoli. Nell’attesa. Nella crescita. Nell’abbandono e nella gratitudine.
Da Lei impariamo che tutto, ma proprio tutto, si può immergere nell’Amore e consacrare.
Tu consacri ciò che crea in te gratitudine.
Noi terminiamo un tempo con il Signore e con Sua Madre e ne iniziamo un altro con il Signore e Sua Madre. Qui siamo alla scuola di vita e sappiamo che la misura non è il tempo, ma l’Amore. La morte non ci può danneggiare, perchè il nostro Signore ha vinto la morte. Lui vive e noi viviamo in Lui e per mezzo di Lui.
Ma attenzione; il tempo è soltanto la nostra misura. La misura di Dio è l’Amore.
Siamo nati e viviamo nel tempo. Quello attorno a noi non è eterno. E’ evidente che la nostra vita terrena terminerà. E’ chiaro che tutto ciò che è creato passa.
Noi crediamo nell’eternità, ma ancora attenzione: non dobbiamo intendere l’eternità con la nostra misura. L’eternità non inizia in un cderto momento. L’eternità è già qui. Noi siamo soltanto in quella sua parte che misuriamo con il tempo.
Il libro della vita è il libro dell’Agnello, un libro senza fine. Anche la nostra vita è in quel libro. Noi siamo nella prefazione. Misuriamo ancora il tempo, ma il libro è aperto.
Il primo capitolo inizia quando noi smettiamo di misurare il tempo e la misura diventa l’Amore e ciò lo proviamo in questa Eucaristia e in ogni Eucaristia, in ogni Sacramento.
Non è mai abbastanza ripetere questa verità. La salvezza è qui ora. L’Amore è qui ora. L’eternità è ora qui. Il Signore, il Maestro è qui ora.
Nel mistero del Verbo Incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del Tuo fulgore per conoscere Dio visibilmente. Quanto ci è più chiaro ora che alla fine di questo anno insolito celebriamo l’Eucaristia, il ringraziamento per la vita. La vita e il tempo diventano diversi. Il cielo non è altrove; se crediamo che Lui è con noi allora il cielo, l’Amore e la Vita sono in noi.
Grazie Maria, Madre del Signore e Madre nostra, perchè ci insegni a ringraziare. Ringraziando ci insegni a vivere. Grazie perchè ci insegni ad amare e consacrare. Grazie perchè ci insegni ad essere una cosa sola con Lui.
Quando siamo con Te proviamo la sicurezza e la santità. Il Tuo Cuore conosce il ritmo del Suo Cuore.
Sii con noi che siamo la Sua Chiesa, il Suo Corpo. Come hai vegliato su di Lui e Lo hai accolto impotente nella mangiatoia di Betlemme fino all’albero della croce. Accogli così anche le nostre mani. I nostri passi sono fragili. Tu ci insegni a leggere il libro della vita dell’Agnello. Tu sapevi e sai che l’Amore non ha fine.
Amen.
fra Vjeko Milićević
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)