Angolo teologico (47)
Messaggi del 25 ottobre e 2 novembre 2018
Messaggio a Marija del 25 ottobre 2018
“Cari figli! Voi avete la grande grazia di essere chiamati ad una nuova vita attraverso i messaggi che io vi do. Figlioli, questo è tempo di grazia, il tempo e la chiamata alla conversione per voi e per le generazioni future. Perciò vi invito, figlioli, pregate di più e aprite il vostro cuore a mio Figlio Gesù. Io sono con voi, vi amo tutti e vi benedico con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
Commento teologico
Il messaggio mette sotto i nostri occhi due verità fondamentali dell’essere cristiani: la prima consiste nella vita nuova e la seconda insiste sull’unione con Cristo per mezzo di Maria.
1. La vita nuova. Viene messo in evidenza il fatto meraviglioso che ci è stato donato, una vita nuova, al momento del nostro battesimo, quando siamo stati rigenerati quali figli di Dio a immagine del Figlio Gesù e diventati membri della Chiesa, chiamati alla beatitudine eterna. Cosa significa la vita nuova? Anzitutto bisogna dire che è questione di vita, cioè di energia vitale e salvifica, che supera ogni tentativo di morte e di dissoluzione del nostro vivere ed essere irrorati dall’amore e dalla grazia divine. Tale vita è chiamata nuova rispetto a quella naturale, che ci hanno dato i nostri genitori, quando, dopo il concepimento, siamo diventati creature umane a tutti gli effetti, inseriti nell’esistenza terrena. Ma questa vita è destinata alla morte, come accade al termine di essa. Si tratta della vita carnale, secondo la mentalità biblica, cioè di una vita pur bella e affascinante ma soggetta al disfacimento e alla schiavitù del peccato e del male. Invece la vita nuova, donataci dal Signore nel battesimo, comporta un valore più elevato e meraviglioso, in quanto ci inserisce nell’evento di un’esistenza segnata dall’immortalità e dalla beatitudine eterna. Essa ci libera dalla schiavitù del male, donandoci la forza spirituale di sconfiggere il peccato e la morte stessa, di superare ogni dolore nella forza della fede in Cristo Risorto, che ha sconfitto l’impero satanico e gli artigli della morte pestifera. Un grande evento che non dovremmo mai dimenticare per viverlo fino in fondo e per sempre con tutta la nostra disponibilità e generosità.
Ora i messaggi, che la Madre Celeste mensilmente ci offre, hanno proprio lo scopo di ricordarci il significato e l’importanza della vita nuova, per non essere risucchiati dalla vecchia vita e restare prigionieri della realtà terrena e meschina che conduce alla morte e alla condanna eterna sotto il dominio della cattiveria e del peccato. Da qui si capisce quale grande grazia la Vergine riversa su di noi, come Ella stessa dice: “Cari figli! Voi avete la grande grazia di essere chiamati ad una nuova vita attraverso i messaggi che io vi do”. Tale vita nuova costituisce un tempo di grazia, cioè di effusione celeste di amore, verità, gioia, speranza e serenità, di cui abbiamo bisogno proprio per rimanere saldamente ancorati alla vita nuova e crescere ogni giorno nella santità e libertà dei figli di Dio.
In particolare, la Vergine ci richiama ancora alla conversione, nel senso di passare dalla vecchia vita secondo la carne alla vita nuova secondo lo spirito. Se ogni giorno facciamo lo sforzo e viviamo l’impegno di fedeltà alla grazia divina e alla Parola di Gesù, certamente ciò costituisce un bene incalcolabile non solo per noi stessi ma anche per le nostre famiglie e la nostra società, un bene che supera il tempo e lo spazio, riversandosi anche nel futuro dell’umanità: “Figlioli, questo è tempo di grazia, il tempo e la chiamata alla conversione per voi e per le generazioni future”.
2. L’unione a Cristo per mezzo di Maria. Questo secondo aspetto ci coinvolge concretamente su due movimenti interiori che dobbiamo attuare e far vibrare in noi: uno consiste nella preghiera, che ha il compito di aprire e sciogliere il nostro animo e tutto il nostro essere verso Gesù Cristo, Signore nostro e unico Salvatore. L’altro è la conversione nel passaggio continuo dalla vecchia alla nuova vita. Veramente Gesù deve diventare il fondamento, il centro e lo scopo di tutta la nostra vita nuova, in modo che non siamo più soli ma viviamo sempre e totalmente in unione con Lui e immersi nel suo amore infinito. A questo punto la vita raggiunge il suo termine e già su questa terra ci fa pregustare la beatitudine eterna nel regno di Dio, regno di verità, di amore, giustizia e pace. Allora non possiamo perdere tempo e rimanere legati alla vita vecchia, che spesso ci sovrasta e ci appesantisce, ma correre ogni giorno incontro a Cristo e tenerlo gelosamente custodito nel nostro cuore: “Perciò vi invito, figlioli, pregate di più e aprite il vostro cuore a mio figlio Gesù”.
Per questa ragione Ella sta in mezzo a noi e ci aiuta, quale madre ricca di amore, ad essere fedeli suoi figli nel Figlio suo Gesù e ci accompagna con la sua santa e provvida benedizione: “Io sono con voi, vi amo tutti e vi benedico con la mia benedizione materna”. Non resta altro che lasciarsi condurre da Lei verso Cristo e da Cristo verso i fratelli in una serena e fruttuosa comunione di grazia e di pace.
Messaggio a Mirjana del 2 novembre 2018
“Cari figli, il mio Cuore materno soffre mentre guardo i miei figli che non amano la verità, che la nascondono; mentre guardo i miei figli che non pregano con i sentimenti e le opere. Sono addolorata mentre dico a mio Figlio che molti miei figli non hanno più fede, che non conoscono lui, mio Figlio. Perciò invito voi, apostoli del mio amore: voi cercate di guardare fino in fondo nei cuori degli uomini, e là sicuramente troverete un piccolo tesoro nascosto. Guardare in questo modo è misericordia del Padre Celeste. Cercare il bene perfino là dove c’è il male più grande, cercare di comprendervi gli uni gli altri e di non giudicare: questo è ciò che mio Figlio vuole da voi. Ed io, come Madre, vi invito ad ascoltarlo. Figli miei, lo spirito è più potente della carne e, portato dall’amore e dalle opere, supera tutti gli ostacoli. Non dimenticate: mio Figlio vi ha amato e vi ama. Il suo amore è con voi ed in voi, quando siete una cosa sola con lui. Egli è la luce del mondo, e nessuno e nulla potrà fermarlo nella gloria finale. Perciò, apostoli del mio amore, non dovete temere di testimoniare la verità! Testimoniatela con entusiasmo, con le opere, con amore, con il vostro sacrificio, ma soprattutto con umiltà. Testimoniate la verità a tutti coloro che non hanno conosciuto mio Figlio. Io vi sarò accanto, io vi incoraggerò. Testimoniate l’amore che non finisce mai, perché viene dal Padre Celeste che è eterno ed offre l’eternità a tutti i miei figli. Lo Spirito di mio Figlio vi sarà accanto. Vi invito di nuovo, figli miei: pregate per i vostri pastori, pregate che l’amore di mio Figlio possa guidarli. Vi ringrazio!”
Commento teologico
Il messaggio, assai strutturato e bello, abbraccia quattro elementi: per primo appare la sofferenza del Cuore di Maria; in secondo luogo l’invito ad avere lo sguardo rivolto ai cuori umani; in terza battuta la verità sorprendente e confortevole che il bene vince il male; infine Maria incoraggia i suoi apostoli a testimoniare l’annuncio evangelico in ogni momento della nostra vita.
1. La sofferenza del Cuore di Maria. Le prime parole sono impressionanti e giungono dentro il nostro animo, movendolo alla meraviglia e allo sconvolgimento. La cosa che più sorprende è data dal fatto che la sofferenza di Maria è causata dalla nostra infedeltà e negligenza. Ella ci mostra tanta premura e amore, noi anziché rispondere generosamente, rimaniamo avvinti al nostro egoismo e al nostro comodo: “Il mio Cuore materno soffre mentre guardo i miei figli che non amano la verità, che la nascondono; mentre guardo i miei figli che non pregano con i sentimenti e le opere”.
Questo ci colpisce interiormente. Lo sguardo materno sui suoi figli, cioè su di noi, è rattristato e dolente quando vede il modo di comportarci e di vivere la nostra vita spirituale. Ella sottolinea che noi preghiamo, e questo è buono, ma siamo privi dell’adesione e della fede ardente. Ripetiamo le formule ma non muoviamo il cuore.
Ci si chiede in che senso la Vergine, ormai nella gloria beatificante del paradiso possa sentire sofferenza e amarezza. Ella dunque non sarebbe felice, come invece richiede il suo stato nella gloria celeste. Per chiarire tale questione, occorre precisare che il dolore può avere tre motivazioni: una deriva dal malessere fisico, e questo dolore Maria non può più averlo; un’altra causa proviene dall’angoscia interiore del peccato e della tristezza psichica e affettiva, ma anche questo dolore Ella non può averlo; una terza motivazione nasce dalla tristezza spirituale, nel senso che essa è provocata dalla considerazione della cattiveria e del peccato, dell’infedeltà e dell’egoismo di coloro che ci stanno attorno. Questa è la sofferenza che Maria prova, non per sé stessa, ma per la nostra indifferenza e freddezza d’animo, la nostra pigrizia e trascuratezza, la nostra miseria e chiusura di cuore. Ella è triste in riferimento a noi, che restiamo prigionieri del peccato e quindi perdiamo la vera vita, la vita nuova ed eterna.
In questo modo la sofferenza non nasce dalla sua situazione, ma è provocata dal di fuori, cioè dal modo di vivere e di pensare degli uomini, che si allontanano da suo Figlio e si perdono nel disordine e nel male. Come una madre che vede suo figlio distrutto dalla droga, ne resta avvilita e affranta, ma questa sofferenza non proviene dalla sua cattiveria e peccaminosità. Così è di Maria. Tuttavia, si tratta sempre di un dolore, visto e vissuto in riferimento al biasimevole comportamento dei suoi figli, che non diminuisce la santità, la purezza e la luminosità del suo spirito.
La Vergine addolorata dunque si rammarica per i suoi figli e li richiama alla generosità di buttarsi tra le braccia di suo Figlio, amandolo sopra ogni cosa. Davanti a tale dispiacere materno, non si può rimanere indifferenti. Il suo dolore colpisce profondamente la nostra miseria spirituale e il nostro peccato. Che la Vergine abbia pietà di noi! Noi dobbiamo risvegliarci per assecondare il suo Cuore materno. Il particolare, che viene sottolineato e che colpisce ancora di più, sta nel fatto che Ella si lamenta di ciò con suo Figlio: “Sono addolorata mentre dico a mio Figlio che molti miei figli non hanno più fede, che non conoscono lui, mio Figlio”. Mostra così la sua totale confidenza in Lui e il rammarico materno si riflette nel Cuore di Gesù, come un unico sentimento di compassione per noi creature umane deboli e miserevoli.
2. Lo sguardo attento verso i cuori umani. Per trovare un po’ di conforto la Vergine si rivolge ai suoi apostoli, affinché abbiano la bontà di vedere i fratelli più lontani e increduli con delicata sensibilità e pietà: “Perciò invito voi, apostoli del mio amore: voi cercate di guardare fino in fondo nei cuori degli uomini, e là sicuramente troverete un piccolo tesoro nascosto”. In effetti ogni creatura umana, anche la più perfida e malvagia, porta in sé stessa l’impronta dell’immagine divina, con cui è stata creata. Ogni essere umano ci richiama all’essere di Dio e di Gesù e con questo amore misericordioso dobbiamo guardarlo, accoglierlo, ascoltarlo, aiutarlo. Attraverso tale sguardo fraterno passa lo stesso sguardo amorevole del Padre celeste, il quale si rivolge a ogni suo figlio affinché trovi la via della salvezza: “Guardare in questo modo è misericordia del Padre celeste”.
In effetti qui si nasconde il vero tesoro dell’amore fraterno, nel senso che vedere i fratelli con il cuore di Dio ci muove a scoprire in essi elementi buoni e amabili, non soltanto aspetti negativi e perversi. Ognuno di noi porta con sé uno sprazzo della divina sapienza e bontà. A noi, apostoli di Maria, spetta il compito di saper scoprire e vedere tale tesoro nascosto, ma che pur c’è ed è prezioso agli occhi del Padre celeste e dunque anche ai nostri sguardi e al nostro cuore. In tale sguardo di amore si potrebbe costruire una comunità umana veramente più unita e fraterna!
3. Il bene vince il male. Questo principio forma la sostanza della nostra fede cristiana. Il discepolo di Cristo non deve essere sopraffatto dal male, dall’afflizione e dalla disperazione, ma deve superare e vincere il male con la sua fede forte, il suo grande amore e la sua invitta speranza. Questa è la realtà che Gesù ci ha comunicato sconfiggendo la morte e il peccato con la sua morte e risurrezione. La Vergine ce lo ricorda e noi accogliamo questo suo incitamento: “Non dimenticate: mio Figlio vi ha amato e vi ama. Il suo amore è con voi e in voi, quando siete una cosa sola con Lui”.
Spesso noi siamo portati a vedere il male più del bene sia in noi stessi che negli altri e nella società. Ci piangiamo addosso, sconsolati e depressi. Ma ciò contraddice alla fede cristiana, che si basa non sulle forze umane molto limitate, ma sull’infinita potenza divina che sa trasformare la morte in vita, l’odio in amore, la menzogna in verità, il dolore in grazia: “Figli miei, lo spirito è più potente della carne, portato dall’amore dalle opere, supera tutti gli ostacoli”. Perché restiamo intrappolati nel male? Molti si racchiudono nel proprio dolore e v restano dentro senza volerne uscire. Come se il loro stato di vita fosse totalmente negativo e opprimente. Via da noi tale pessimismo e tale chiusura di cuore, perdendo di vista la bontà di Gesù e la sua opera di redenzione e di salvezza. Poveri noi! Rendiamo vana l’opera di Cristo e preferiamo la negatività alla positività. Una situazione drammatica, ma frequente. Maria ce lo ripete vigorosamente.
4. Testimoniare la verità e l’amore. Questo ultimo aspetto rivela gli effetti conseguenti alla nostra conversione e al nostro impegno di vivere la vita nuova in Cristo: “Egli è la luce del mondo, e nessuno e nulla potrà fermarlo nella gloria finale. Perciò, apostoli del mio amore, non dovete temere di testimoniare la verità! Testimoniatela con entusiasmo, con le opere, con amore, con il vostro sacrificio, ma soprattutto con umiltà”. Queste parole mettono in collegamento quattro punti di vista: il primo si aggancia alla fonte originaria, che è il Figlio Gesù con il suo amore per noi; Lui è anche la luce di verità per il mondo che risplenderà in modo luminoso e folgorante alla fine dei tempi. A noi il compito di testimoniarlo con l’annuncio della sua Parola e con le opere di bene. Certamente il compito non resta facile, perché il mondo odia Cristo e lo vuole emarginare, quando disprezza, colpisce, perseguita i suoi discepoli in ogni tempo, ieri come oggi. Tuttavia, la Vergine ci dice di non temere, anzi di diffondere il messaggio evangelico con energia e entusiasmo, con intenso amore e generosità, anche con spirito di sacrificio e di donazione, con semplicità e umiltà. Un vasto e meraviglioso programma di vita quale testimonianza cristiana della nostra fede. Ma noi ce la sentiamo di eseguire tale incitamento materno? Siamo proti a compiere tale missione? Purtroppo, ci mostriamo deboli, timorosi, scoraggiati, avviliti. Ma Lei ci assicura che non siamo soli, non dobbiamo fidarci delle nostre deboli forze, ma confidare nella grazia di suo Figlio e nella sua vicinanza materna: “Testimoniate la verità a tutti coloro che non hanno conosciuto mio Figlio. Io vi sarò accanto, io vi incoraggerò”.
La nostra speranza ci apre il cuore, sapendo che la potenza divina è onnipotente e nulla è impossibile al suo amore. L’importante è che ci lasciamo ricolmare e condurre dalla sua grazia. L’apostolo Paolo afferma che quando siamo deboli, allora siamo forti, non per noi stessi, ma per la grazia divina che è stata riversata nei nostri cuori.
Le ultime parole ci incoraggiano in tal senso e perciò cerchiamo di accoglierle e di farle nostre: “Testimoniate l’amore che non finisce mai, perché viene dal Padre celeste che è eterno e offre l’eternità a tutti i miei figli”. Perché allora tentenniamo e ci nascondiamo, cercando di evitare un così nobile impegno di testimonianza? Ella aggiunge anche: “Lo Spirito di mio Figlio vi sarà accanto”.
O Vergine Madre, immensamente grande è il tuo Cuore Immacolato! Quale oceanico amore porti in esso e come desideri che sia effuso sul mondo intero! Ci chiami a condividere il tuo slancio di amore e di testimonianza, ma ci ritroviamo così miseri e timidi, quasi impossibilitati a eseguire il tuo invito. Eppure, tu ci assicuri che non ci abbandoni e che ci stai accanto, ci ricopri della tua benevolenza materna, allora riprendiamo fiato e su questa tua promessa e vigile presenza gettiamo le reti e ci impegniamo ad essere i tuoi apostoli. A te, Madre cara, l’onore e la gloria, che Tu riversi a tuo Figlio, al Padre celeste e allo Spirito Santo per tutti i secoli. Amen.
Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.