Padre Slavko diceva: “Se abbiamo detto di SI’ dobbiamo accettare anche quello che è difficile “
Testimonianza di Milona d’Asburgo
Padre Slavko diceva: “Se abbiamo detto di sì dobbiamo accettare anche quello che è difficile”.
Io sono Milona d’Asburgo, nata a Monaco di Baviera. Sono arrivata qua nel 1984 per il terzo anniversario delle apparizioni.
Oggi parliamo di padre Slavko che ho conosciuto nel 1984 durante la prima visita. L’ho visto da lontano. Stava con gli amici austriaci. Cantava, fumava. Era magro con occhiali grandi. L’ho visto da lontano.
Ogni mese si tornava. Ognuno aveva avuto un’esperienza personale con Dio e c’era un grande cambiamento di vita in tutti noi. Eravamo in tanti.Tornavamo regolarmente una volta al mese da Monaco. Erano mille chilometri, ma per noi non erano niente, perchè il desiderio era talmente forte che non c’era niente che ci potesse trattenere.
Pian pianino vedevamo ogni mese questo padre alto, magro che emanava simpatia, ma aveva anche un’autorità che faceva obbedire. Lui ci ha introdotti a tutto quello che succede qui. Lo ha fatto per mia mamma, le mie zie, i miei fratelli, le mie sorelle.
Una volta, forse era agosto o settembre, ci ha detto di venire in chiesa all’apparizione. C’era poca gente. Avevo una paura tremenda di andare dentro. Lui ci ha quasi obbligati. Ci ha detto: “Andare dentro è una responsabilità, ma per capire cosa accade qui ci vuole”. Siamo entrati. Dentro c’erano 5 veggenti giovani. Avevo paura, ma lui dava sempre la sensazione che tutto sarebbe andato bene.
Abbiamo avuto dialoghi con lui, confessioni. Questo era uno dei suoi grandi doni. Quando c’era tanta gente voleva confessarsi con lui, perchè parlava tedesco. Ti guardava e vedevi solo la bontà nei suoi occhi. Le mie zie mi hanno detto: “Dico le mie cose e tutto dentro si scioglie. Lui mi guarda e si scioglie tutto”.
Non era un uomo di tante parole. Era di poche ma essenziali parole. Non attirava le persone a sè, ma le voleva portare a Dio. Era un servo di Dio. Amava Dio e amava gli uomini.
Provava dolore per la sofferenza degli uomini. Sentiva la sofferenza degli altri.
Le mie zie mi hanno detto: “Padre Slavko ha detto che hanno bisogno di aiuto. C’è gente che viene dal mondo intero e non ce la fanno. Ci sono anche le lettere che arrivano. C’è tanto da fare. I francescani sono pochi. Le suore lavorano molto e non riescono oltre. Tu devi andare, perchè sai le lingue”. Io pensavo: “No. Perchè è bello andarci 4 giorni e vivere il Paradiso, ma viverci è un pò diverso”. La Jugoslavia era un paese complicato anche per i visti. Era diverso da oggi.
Io non volevo, però quando si dice di sì bisogna dirlo anche nei momenti difficili.
Sono andata a Medjugorje a parlare con padre Slavko e lui mi ha detto: “Mi spiace, ma adesso non ho posto”. Ho pensato: “Yes! Non devo rimanere qui!” Invece a Pasqua del 1985 mi ha detto: “Allora, quando ti fermi? “Ho detto: “Cosa?” “Quando ti fermi?” Ho balbettato, però sentivo già che le porte si stavano aprendo. Una famiglia carissima di Medjugorje mi ha detto: “Se vuoi rimanere tre mesi hai già la stanza e il letto”.
Non avevo scuse. Si aprivano chiaramente le porte.
Ho cominciato a conoscere meglio questo padre e come guardava le persone. Lui salutava sempre i pellegrini e diceva subito “benvenuto”.
Si arrivava a Medjugorje e non si conosceva nessuno. L’unico desiderio era andare in parrocchia. Questa chiesa aveva un’attrazione molto forte. I padri con simpatia dicevano: “Benvenuti”. Padre Slavko era il primo di loro. Così ti sentivi spiritualmente e umanamente a casa.
Ti invitava a bere il caffè. Quando c’era neve e freddo ci invitava nella canonica a prendere qualcosa di caldo. Essere accolti con quella semplicità francescana era come essere in Paradiso.
Il 25 giugno 1985 ho deciso di rimanere qui con padre Slavko. Sono stata aiutata da una cugina a fare questo passo, perchè non volevo. Lei mi hadetto: “Tu hai detto di sì e adesso tu vieni”.
Quando lei se ne è andata mi sono sentita una straniera totale con tanti pellegrini che non conoscevo, in un paese di cui non capivo bene la lingua, solamente con un padre di cui avevo rispetto. Ho preeso coraggio e sono andata nella casa canonica e ho bussato. Mi ha aperto lui e mi ha detto: “Siediti e scrivi!” Mi sono seduta al tavolo. C’era una pila di lettere e delle cartoline. Mi ha detto: “Leggi!” C’era una lettera dal Brasile in cui una signora diceva di aver sentito parlare delle apparizioni e confessava tutta la sua vita. Mi sentivo a disagio. Gli ho detto: “Padre Slavko, io mi sento male. Questa donna si apre e si sta confidando”. Mi ha detto: “Traducimi”. Ho tradotto dal portoghese al tedesco. Abbiamo scritto una cartolina; lui l’ha firmata; abbiamo messo la data. Padre Slavko ha detto di scrivere che quel giorno quella donna è stata benedetta dalla Madonna e che ha pregato per le sue intenzioni.
Poco dopo sono arrivati i veggenti, perchè lì si svolgeva l’apparizione. L’ufficio era tutto: la stanza dove arrivavano i pellegrini, le famiglie, i veggenti, c’era l’apparizione. Lui dormiva anche lì dentro.
Era una stanza molto vivace. Per terra era sempre tutto sporco, perchè le persone sporcavano con le scarpe. Sparivano anche le cose, perchè le persone le prendevano come reliquie. Questo per lui era un pò difficile. Anche un suo breviario è stato preso. Di questo era molto deluso.
Era un uomo di servizio. Non aveva una posizione ufficiale. Era lì per aiutare.
Lui diceva: “Quello che succede qui è santo. I pellegrini non vengono perchè siamo belli. E’ Dio che li chiama”. Non aveva esperienze mistiche. Così diceva lui. Io sono convinta che avesse delle esperienze molto profonde, ma era molto prudente e non parlava mai di se stesso. Ascoltava gli altri e li portava a Dio.
Una volta mi ha detto di non avere mai paura di trovare la verità anche se si deve perdere un pò della propria. Mi ha detto: “Io non voglio avere ragione. Voglio sempre trovare la verità”. Mi piaceva molto perchè vedevo che era aperto alla verità e non aveva paura di soffrire. Io cercavo una persona da seguire. Avevo 25 anni. Cercavo uno che facesse quello che diceva. Una persona che non pensasse una cosa e ne facesse un’altra, come fa il mondo.
Non vendeva se stesso. Qui non faceva carriera. Era già sacerdote. Aveva già la sua chiamata nella Chiesa cattolica. Aveva frequentato la scuola di psicoterapia per aiutare a capire l’anima delluomo. Diceva: “Non è normale che i confessionali siano vuoti e le psichiatrie piene”. Abbiamo uno strumento grandissimo.
Lui accettava quello che succede qui con grande amore e semplicità. Diceva: “Se questo è vero i nostri veggenti hanno bisogno di aiuto. Se non è vero hanno anche bisogno di aiuto”. Si vedeva al servizio dei veggenti. Li amava e rispettava profondamente.
Ha detto riguardo ai messaggi: “Se abbiamo detto di sì dobbiamo accettare anche quello che è difficile. Dobbiamo fare quello che dice la Madonna”.
Sono testimone di ciò che ha fatto.
Ha accompagnato il gruppo di preghiera attorno a Yelena e Marjana che erano piccoline. Dopo il programma serale questi giovani facevano adorazione tutta la notte.
Lui voleva che si facesse tutto quello che la Madonna chiedeva. Io ci sono stata una volta. Quasi morivo dalla stanchezza e vedevo quei giovani che pregavano. Erano molto profondi e dolci. Tutto veniva dal loro cuore.
Padre Slavko diceva: “La Madonna non parla di libri. Non parla di teologia. Parla della Sua Vita e del Suo Cuore, del Suo Amore per Dio, per Gesù e per noi. Questa è la nostra scuola”.
Quando la Madonna ha detto “adorate Mio Figlio senza sosta” lui ha iniziato l’adorazione serale, dopo il programma di preghiera. Ha detto: “I pellegrini sono nel vuoto. Dobbiamo offrire loro qualcosa”. Eravamo una decina di persone sotto un tetto vicino alla vecchia casa canonica. C’era un orto, un cane e alcune macchine. Lui ha preso il Santissimo e abbiamo adorato Gesù. La notte eravamo fuori soli con lui e alcuni pellegrini. Tutti erano sfiniti dalla stanchezza. Lo era anche lui ma diceva: “Dobbiamo”.
Aveva del bene per ogni persona. Offriva la speranza. Però non era niente di magico: era tutto deciso e sofferto attraverso la preghiera.
Ha sofferto molto. E’ stato umiliato tanto.
Una volta ha detto una frase: “Dal tuo nemico te lo aspetti dal padre no”. Capiva cos’era la Chiesa e cosa dovrebbe essere. Capiva cosa dovrebbe essere l’umanità con un Dio che ci ama.
Un giorno mi ha detto: “La creazione è una grande sinfonia d’Amore di Dio verso di noi e di noi verso Dio, Del Padre verso Gesù e del Figlio verso il Padre. Noi uomini abbiamo fatto tanti muri. Tra queste mura devo trovare la mia libertà. Faccio quello che faccio. Scrivo e servo. Servo e scrivo. Questa è la mia libertà”.
Viveva la sua vita al servizio.
Sono andata a vivere in Francia, mi ero sposata e poi ho avuto una bimba. Un venerdì vedo che il mio telefonino faceva tutti i colori: fax, messaggi. Ho visto che mi avevano chiamato da Medjugorje i veggenti e gli amici.
Metto il dito sul telefonino e arriva un fax che dice: “Un’ora fa il nostro caro padre Slavko è morto sul Krizevac”. E’ stato un momento forte. Come una pace, una gioia e un sollievo. Mi sono detta: “E’ arrivato. Adesso viene per lui il grande momento bello”. Avevo una gioia e sentivo che era arrivato nella bellezza. Quando tu ami una persona senti le sue sofferenze anche da lontano. Non puoi essere indifferente.
Quell’uomo serviva con tanta umiltà, semplicità e sofferenza. Nel cuore era quasi spogliato della sua dignità.
Mi ha fatto grande piacere quando la Madonna ha dato quel messaggio così bello. Padre Slavko sicuramente non avrebbe mai pensato che la Madonna avrebbe parlato di lui in un Suo messaggio. Ci ha detto: “Cari figli, oggi il cielo vi è vicino in modo speciale. Vi invito alla preghiera così che attraverso la preghiera mettete dio al primo posto. Figlioli, oggi vi sono vicina e benedico ognuno di voi con la Mia benedizione materna, perchè abbiate forza e amore per tutte le persone che incontrerete nella vostra vita terrena e perchè possiate dare l’Amore di Dio. Gioisco con voi e desidero dirvi che vostro fratello Slavko è nato al cielo e che intercede per voi. Grazie per aver risposto alla Mia chiamata”.
Quando abbiamo tradotto questo messaggio ho pensato che Lei ha messo in alcune parole tutta la vita di questo padre. Lui pregava, amava Dio, era padre, era francescano, amava la sua comunità. Era pastore: amava gli uomini e serviva, serviva e serviva. Faceva tutto attraverso la preghiera e il digiuno. Era un servo fedele e si sentiva inutile. Se non sei nessuno nel mondo guarda come Dio ti fa grande alla fine.
Quando è morto sul Krizevac ho pensato: “Che gloria per lui! Non è morto in un incidente stradale, ma sulla collina”. Due giorni prima di Cristo Re. Aveva digiunato una settimana con i pellegrini e i suoi parrocchiani.
Era piccolo, fuori dal sistema, ma guarda un pò che uomo. Era molto simile a Gesù.
Fonte: Medjugorje tutti i giorni
(Trascrizione a cura di A. Bianco)