Omelia della santa Messa – Medjugorje, 27 maggio 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
Parola del Signore.
Cari fratelli e sorelle, per comprendere meglio questo breve brano del Vangelo dobbiamo inserirlo nel suo contesto.
Gesù pronuncia queste parole prima di andare nell’orto degli ulivi. Sono state pronunciate tra l’ultima cena e la Passione. Questa è la fine del discorso e della preghiera di Gesù.
Non prega per Se Stesso, ma per i discepoli. Tutti noi siamo quei discepoli per i quali Gesù prega.
I discepoli sono coloro che ascoltano il loro Maestro, sentono la Sua Parola e cercano di viverla. Anche noi siamo discepoli, perchè ascoltiamo la Sua Parola.
In questo testo Gesù dice alcune cose importanti. All’inizio ripete per due volte che i discepoli sono stati dati a Lui da Dio. E’ come se avesse voluto dire che ciascuno di noi era già nel Pensiero di Dio e che ha un progetto per ognuno di noi. Ciascuno di noi deve glorificare Dio in un certo modo: nella famiglia, da sacerdote, come religioso. Ognuno di noi ha una chiamata e sarebbe sbagliato se l’uomo in tale chiamata volesse glorificare se stesso. Spesso facciamo la cosa che ci pare migliore e gli altri ci dicono che siamo bravi. E’ tutto vano. Lì non c’è Dio, perchè pensiamo che possiamo e dobbiamo agire da soli.
Gesù ci dice un’altra cosa molto importante. Dice che senza di Lui non possiamo fare nulla. Lui è tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Egli ci manda nel mondo. Ci ha dato il necessario. Ci invia ad annunciare la Sua Parola. Ci manda a parlare della Sua Vita con la nostra vita. Non basta saper citare la Parola di Gesù; bisogna viverLa. La Parola di Dio è attiva. Non basta pronunciarLa. Desidera essere vissuta. Noi siamo coloro che devono vivere la Parola di Dio.
Alcune volte vogliamo fuggire da questo mondo, ma Gesù prega: “Padre, non prego che Tu li tolga dal mondo. Rimangano nel mondo, ma Tu custodiscili dal maligno. Io li mando come Tu hai mandato me.
Dio conta oggi su di noi come ha fatto con i discepoli.
Che tragedia sarebbe se i discepoli non avessero annunciato la Parola vissuta con Gesù, se avessero taciuto sull’incontro col Risorto. Proprio perchè hanno testimoniato con la vita e con le parole hanno cambiato il mondo. Quegli 11 hanno cambiato il mondo intero.
Se i santi non avessero parlato del loro rapporto con Dio, se non avessero parlato con la loro vita il mondo oggi sarebbe diverso.
Se san Francesco d’Assisi avesse taciuto oggi io non sarei quello che sono. Molti frati e molte suore non sarebbero tali.
I cristiani non tacevano, ma testimoniavano con la loro vita. La stessa cosa Dio Si aspetta da noi. Ci ha dato tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma anche noi dobbiamo dare tutto a Dio.
Gesù dice che Lui consacra Se Stesso per coloro che manda nel mondo. Preannuncia la Sua croce. Per Amore muore per noi e desidera che la nostra vita sia la risposta al Suo Amore. Se Lui è morto per noi, noi dobbiamo almeno tentare di vivere per Lui. Non và bene quando fuggiamo dal mondo. Spesso vogliamo stare da soli nel silenzio. Gesù non lo chiede a noi. Vuole che viviamo nel mondo cambiandolo.
A noi dice che siamo “il sale della terra e la luce del mondo”. Chi potrà vedere quella luce se è spenta? Nessuno. Bisogna che dentro di noi sia accesa quella luce divina per dare luce agli altri.
Circa 40 giorni fa abbiamo celebrato il sabato santo. All’inizio di quel rito la chiesa è nel buio. All’esterno si accende il cero pasquale che simboleggia Cristo Risorto. Il diacono entra in chiesa con quella candela e annuncia che quella è la luce di Cristo e tutti rispondiamo: “Grazie a Dio”. Da quella candela si accendono le altre candele, così la luce di Cristo viene donata a tutti.
Abbiamo bisogno di essere come quelle candele. Dobbiamo essere accesi e bruciare per gli altri, per dar loro calore e illuminare le loro vie. Gli altri possano accendere la loro candela alla candela della nostra vita.
Come è bello appartenere a Cristo. Non dobbiamo solo essere battezzati, ma vivere ciò che Cristo vuole da noi.
In questa santa Messa chiediamo la grazia di essere veri discepoli di Cristo che sappiano testimoniare con la propria vita la bellezza della vita con Cristo.
Amen.
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)