Omelia della santa Messa – Medjugorje, 23 marzo 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore.
Cari fratelli e sorelle, nelle parole di Gesù indirizzate al funzionario del re si sente un rimprovero: “Se non vedete segni e prodigi voi non credete”. Con questa frase Gesù cchiede di sforzarsi di avere fede. Non serve cercare segni e prodigi, ma bisogna avere fede. Credere in Gesù.
Gesù non Lo dobbiamo cercare solo quando abbiamo bisogno. Bisogna fidarsi di Lui e costruire una relazione personale con Lui.
Gesù sia importante per noi nei momenti facili e in quelli difficili, quando c’è il corona virus e quando non c’è.
Questo momento di epidemia, di ritiro ed isolamento è un momento di fede. Non è il momento di correre di chiesa in chiesa, da un sacerdote all’altro.
Questo è un momento di fede. Fede in Dio. Crediamo che Dio è con noi e che siamo i Suoi amati figli. Viviamo in Lui, come dice san Paolo.
Questo è il momento di affidare a Gesù la nostra vita e quella delle altre persone.
Gesù insegna ai Suoi discepoli e a noi la libertà e l’amore, il digiuno e il silenzio.
Questa Quaresima è un momento di digiuno e silenzio. E’ un momento di pura fede.
Dopo essere stato trasfigurato sul monte Tabor Gesù proibisce ai discepoli di dire ciò che hanno visto e dice: “Non parlate a nessuno di questa visione finchè il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”. Perchè Gesù non ha permesso ai discepoli di parlare di un’esperienza così potente? La chiamata al silenzio non è in contrasto col bisogno naturale di parlare dopo un’esperienza come la Trasfigurazione?
Riflettendo sulla chiamata di Gesù ai discepoli al silenzio mi sono ricordato del messaggio della Madonna del 25 febbraio di quest’anno. Lei dice: “Cari figli, in questo tempo di grazia desidero vedere i vostri volti trasformati nella preghiera. Voi siete così innondati dalle preoccupazioni terrene che non sentite neanche che la primavera è alle soglie. Figlioli, siete invitati alla penitenza e alla preghiera. Come la natura lotta nel silenzio per la vita nuova così anche voi siete invitati ad aprirvi nella preghiera a Dio nel Quale troverete la pace e il calore del sole di primavera nei vostri cuori”.
La Madonna indirizza il nostro sguardo prima verso la vita nella natura per aiutarci a comprendere le leggi della vita spirituale. Dalla creatura ci conduce al Creatore. Dalla trasformazione della natura alla nostra trasformazione. L’inverno sta passando e la primavera sta arrivando. Il freddo è quasi finito e il caldo sta arrivando. Ci sono piccoli germogli sugli alberi: è un segno di una nuova vita. La natura, in silenzio, sta lottando per una nuova vita. Questa lotta è un processo di trasformazione.
Un uomo esce dalla città e si reca da un eremita detto particolarmente saggio. Trovatolo gli chiede: “Che cos’è il silenzio?” Questo non risponde. Rimangono a lungo in silenzio. Inizia a piovere. L’eremita indica il campo dove aveva seminato di recente il grano. Chiede al visitatore: “Senti la pioggia? La pioggia inzupperà il terreno e aiuterà il chicco di grano a germogliare e a crescere. Questo è per me il silenzio”. L’uomo della città scuote la testa e rimane in silenzio.
Quando il sole spunta l’eremita indica una pianta con gemme delicate. “Ogni giorno i raggi del sole scendono su questi germogli. Questi si aprono e producono fiori. Questo, per me, è il silenzio”. Rimanendo in silenzio camminano illuminati dal sole. Dopo un pò l’uomo della città dice: “Quindi il silenzio è molto di più dell’assenza di rumori e sussurri? Il silenzio non è una pausa. Nel silenzio accade una cosa importante”. L’uomo decide di rimanere con l’eremita per vivere il silenzio.
Nella preghiera accade qualcosa di simile a ciò che succede nella natura. In essa Dio e l’uomo si incontrano. L’Amore di Dio e il cuore umano si incontrano. Se l’uomo si apre all’Amore di Dio sperimenterà qualcosa di simile a ciò che succede quando il sole primaverile e l’albero si incontrano.
L’Amore di Dio tocca, accarezza e riempie di calor e pace il cuore umano. Il frutto di questo è la trasformazione del cuore. Trasformazione interna come accade ai germogli sugli alberi in primavera. Questo diventa visibile anche sul viso. Il volto diventa radioso, calmo e sereno. Irradia l’esperienza di un tocco gentile dell’Amore di Dio.
Ma questo non avviene facilmente. Tutto ciò è preceduto da una lotta.
Parlando dell’importanza della segretezza per chi digiuna e fa l’elemosina Gesù ci guida dalla superficie alla profondità dell’esperienza. Nel cuore incontriamo Dio che vede nel segreto.
Solo nel silenzio del cuore possiamo sentire lo Sguardo di Dio e sperimentare i raggi del Suo Amore che ci riscaldano.
“Dio è inconoscibile”, diceva Carlo Carretto. “Solo Lui può rivelarsi a me attraverso i Suoi modi, parole irripetibili, concetti oltre qualsiasi concetto. Pertanto nella vera preghiera sono tenuto ad agire per inattività anzichè per azione. Piùà silenzio che parole. Adorazione piuttosto che apprendimento. Disponibilità piuttosto che movimento. Fede piuttosto che ragione”.
Gesù proibisce ai discepoli di parlare della Sua Trasfigurazione, perchè i loro cuori non sono ancora stati trasformati. Saranno trasformati solo dopo la lotta, quando il Figlio dell’uomo risorgerà dai morti. Solo dopo il venerdì santo, il sabato santo, la mattina di Pasqua, la discesa dello Spirito Santo su di loro.
La trasformazione dei discepoli è avvenuta nel silenzio, nella lotta interiore, nella liberazione da se stessi, dai propri piani e dalle proprie idee su Gesù, nel far morire il proprio ego e permettere allo Spirito Santo di penetrare nel cuore. Solo allora potranno testimoniare agli altri ciò che loro stessi hanno visto e vissuto.
Se i discepoli parlassero della loro esperienza senza avere il cuore trasformato le loro parole non sarebbero mature per gli ascoltatori.
Maria è un’Insegnante del silenzio, perchè parla della Sua esperienza. Dopo le parole dell’angelo Gabriele che non ha compreso rimane in silenzio. Riflette, entra nella profondità di quelle parole.
“A queste parole rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto”.
Ad ogni nuova situazione Maria non rimane in superficie, ma entra nella Sua Interiorità, nel silenzio. “Maria, da parte Sua, serbava tutte queste cose meditandole nel Suo Cuore”.
Maria non và in giro parlando delle Sue esperienze, ma le serba nel Suo Cuore.
La Sua esperienza insegna a noi, Suoi figli. Ella ci dice: “Pertanto figlioli, rimanete nel silenzio del vostro cuore con Gesù, affinchè Lui possa cambiarvi e trasformarvi con il Suo Amore”.
Il silenzio esteriore è solo l’inizio della preghiera del cuore. Bisogna continuare ad entrare nella profondità fino all’interiorità.
Un giorno alcune persone sono andate da un monaco che viveva in solitudine e in silenzio. Gli hanno chiesto: “Qual è il significato della tua vita nel silenzio? “ Il monaco stava prendendo l’acqua dal pozzo profondo. Ha risposto: “Guardate il pozzo. Cosa vedete?” I visitatori hanno guardato nel pozzo e hanno detto: “Non vediamo nulla”. Dopo un pò il monaco chiama nuovamente i visitatori: “Guardate il pozzo. Cosa vedete?” La gente ha guardato in basso: “Ora vediamo noi stessi”. Il monaco risponde: “Vedete… Quando stavo prendendo l’acqua precedentemente si era agitata. Ora è ferma. Questa è un’esperienza di silenzio. Vedi te stesso”.
Senza silenzio e solitudine non possiamo vedere nè noi stessi nè Gesù. Allo stesso modo senza silenzio non possiamo percepire ciò che è davanti anoi, ciò che ci è stato donato. E così tanto ci è stato donato… Ogni giorno, ogni momento. Possiamo comprenderlo solo ora, grazie a qualcosa che ci ha fermato nella nostra corsa.
Quali sono questi regali? I membri della tua famiglia e della tua comunità, l’aria che respiri, gli uccelli che cantano, la primavera che viene, il cielo azzurro, i fiori che sbocciano.
Se siamo costantemente nel rumore e parliamo non possiamo sentire nè la nostra voce nè la voce di un altro e tanto meno la Voce di Dio.
Solo quando il cuore è calmo e l’occhio diventa vigile possiamo sentire, percepire, notare, comprendere. Questo non è facile. E’ una lotta.
Dobbiamo rimanere in ginocchio senza parlare, senza reagire.
“Non parlate a nessuno di questa visione finchè il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.
E’ Quaresima. La Pasqua è davanti a noi.
Ci siamo fermati. Questa è un’opportunità per entrare nel silenzio, per affidarci a Gesù, per credere in Lui.
Proprio ora che non è facile, proprio ora che non abbiamo sicurezze, proprio ora che non vediamo la fine di questa situazione crediamo a Lui.
Impariamo in silenzio a dire col cuore: “Gesù, confido in Te”.
Amen.
fra Marinko Sakota
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)