Omelia della santa Messa – Medjugorje, 19 febbraio 2020
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
Parola del Signore.
Cari fratelli e sorelle, cari ascoltatori di Radio Mir Medjugorje, oggi la Chiesa ci pone innanzi due testi biblici che ci invitano a fermarci un attimo per riesaminare la nostra fede e il nostro cammino verso Cristo.
Nella prima lettura l’apostolo Giacomo ci ammonisce e ci mostra il pericolo di non vivere mai la fede in pienezza e di rimanere semplici ascoltatori della Parola di Dio senza metterla in pratica. A noi piace dirci cristiani, ma dobbiamo porci la questione se lo siamo veramente. Non basta ricevere i Sacramenti per considerarsi cristiani. Qualche volta ci accostiamo ad Essi in maniera leggera, senza essere coscenti della santità di questi e della responsabilità che accettiamo ricevendoli.
Qualche volta i Sacramenti del Battesimo, della Cresima e del Matrimonio sono considerati solamente usanze.
La fede è un cammino concreto alla sequela di Cristo, il Quale cerca noi e vuole che ci abbandoniamo completamente a dio senza fare calcoli.
La fede non è una realtà passiva, bensì attiva.
L’invito ai battezzati ad essere fedeli che mettono in pratica la Parola di Dio e non solo ascoltatori è il contenuto più importante della lettera di san Giacomo. In tutto lo scritto si vede cosa intende quando parla di vivere la Parola di Dio. Si tratta di opere d’Amore e di carità verso i poveri. Lo vediamo quando dice: “religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze, non lasciarsi contaminare da questo mondo”.
Nell’Antico Testamento gli orfani e le vedove rappresentano tutti gli indifesi. I profeti si impegnano tanto a loro favore.
Alla fine della lettera san Giacomo ci invita a non essere contaminati da questo mondo e subito pensiamo agli uomini che sono immersi nei piaceri terreni e non seguono i Comandamenti di Dio. Siamo invitati ad essere costruttori di un mondo migliore e più santo.
Se guardiamo la vita di Gesù vediamo che tutto ciò che chiede a noi Lui lo ha praticato per primo.
Il Vangelo di oggi ci mostra una situazione interessante in cui Cristo guarisce un cieco. Questo è collegato con il brano del Vangelo precedente in cui Gesù dice ai discepoli: “Ma non avete ancora compreso?” I discepoli veramente sono ciechi di fronte alla realtà in cui si trovano e alla Persona di Gesù. E’ difficile smuoverli per farli credere come è difficile guarire un cieco.
Ma nella guarigione di questo cieco è bene notare alcuni momenti. Il cieco è stato portato da Gesù per essere guarito e aiutato. Lo portano a Colui che è la Luce. Questo è il primo messaggio importante del Vangelo d’oggi. Dobbiamo avere cuore e compassione per gli altri. Siamo invitati ad aiutare gli uomini accecati, le persone che non credono in Cristo, e rivelare loro Gesù, aiutandoli a recuperare la vista. Gesù, tramite noi, desidera operare nel mondo. Per questo ci ha scelti e mandati per essere la luce che risplende da Cristo. Egli non risplende per Se Stesso, ma per dare Luce agli altri.
Bisogna anche notare i gesti di Gesù. Prende il cieco per mano e lo porta lontano, dove sono soli. Certamente poteva guarirlo subito, senza segni particolari, come aveva fatto tante volte prima. Ma questa volta non lo ha fatto. Perchè?
Gesù prende la Propria Saliva e con Essa tocca i suoi occhi e poi domanda: “Vedi qualcosa?” e l’uomo risponde: “Vedo la gente, perchè vedo come degli alberi che camminano”. Allora Gesù gli ha messo nuovamente le Mani sugli occhi e il cieco è guarito e ha potuto vedere tutto molto chiaramente.
Questo gesto di Gesù ci mostra che nel nostro cammino spirituale dobbiamo maturare. E’ un processo. Tutti siamo ciechi all’inizio. Ogni nostra conoscenza e ogni luce che riceviamo ci sembra come una piccola fiamma e se non perdiamo fiducia in Dio questa luce aumenterà sempre più, finchè non risplenderà in pienezza. Allora comprenderemo che Gesù è sempre vicino a noi. Non potremo più tacere e lo vorremo dire anche agli altri.
Nella Sacra Scrittura vediamo che quando Dio rivela la Sua gloria all’uomo questo non è capace di tenerlo per sè. Dobbiamo essere coloro che hanno la Parola in sè, la vivono e la mettono in pratica grazie alla propria fede.
Toccati dal Suo Spirito siamo diventati figli della Luce e figli di Dio. Coscenti di questo possiamo donare la Luce agli altri. Gesù ha detto di noi cristiani che siamo la Luce del mondo e il sale della terra. Non ci ha comandato di convincere gli uomini con prediche sagge, ma con le opere e l’Amore reciproco. Ci ha detto di amare il prossimo come noi stessi e i nemici a causa Sua.
Soltanto così mostreremo che siamo figli del Padre Celeste. Soltanto così il Padre e il Figlio potranno essere con noi donandoci lo Spirito e mostrando la loro potenza nel mondo.
La nostra testimonianza per Cristo deve riguardare la fede e le opere e non solo le parole. Dal cibo che noi offriamo agli uomini essi devono sentire che possono essere illuminati dalla Luce. Gli altri devono desiderare la stessa vita che viviamo noi.
In questa santa Messa preghiamo che il Signore ci doni la grazia, la pazienza e la perseveranza per poter essere ascoltatori sinceri e coloro che vivono la Sua Volontà per essere esempio per i nostri cari. A questo siamo invitati.
Amen.
Fonte: (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)