DOVEVO ANDARE A MEDJUGORJE SOLO PER UN MESE A FARE IL DENTISTA E POI IL SIGNORE MI HA CHIAMATO
Proprio tornando da un pellegrinaggio nel 1994, c’era ancora la guerra, una pellegrina scoprì che ero dentista. Allora mi chiese di aiutare i giovani di madre Elvira che quando avevano problemi di denti dovevano correre o a Spalato o in altri luoghi, perchè Mostar era bombardata.
Il primo sentimento è stato quello di rifiutare e il secondo è stato quello di dire “ma… sarebbe bello poter aiutare”.
Trovai questo studio dentistico usato, non completamente nuovo. Lo caricai su un furgone di questi aiuti umanitari, di questi pellegrinaggi di solidarietà, e lo portai a Medjugorje. Mi sembra che fosse la fine del ’94. Lì incontrai per la prima volta Elvira face to face.
Mi ricordo che avevo appena scaricato il materiale, spiegavo a questo responsabile della comunità come collegare i macchinari e udii la voce di madre Elvira che interrogava un ragazzo su quel disordine che avevamo fatto e su quei materiali. “L’ha portato un dentista”. Allora lei cercava e ha chiesto ad alta voce: “Dov’è questo dentista?”
Io avevo molta paura di incontrare quella donna così forte, perchè sentivo nel mio cuore che ero credente, ma molto lontano da quella fede lì. Ero un credente della domenica.
Ricordo che sentendola gridare “dov’è questo dentista?” mi sono detto “le vado incontro”. E’ arrivata decisa, forte, energica e, guardandomi negli occhi, mi fece la domanda: “E tu chi sei?” “Io sono il dentista”. E lei, guardandomi ancora più profondamente, mi disse: “Non ti ho chiesto cosa fai. Ti ho chiesto chi sei”. E mi toccava qua, sul cuore.
Ha colpito proprio la prima maschera della mia vita che era il lavoro. Dietro quella attività nascondevo tanta insicurezza, tanta paura, tante falsità, tanta tossicità.
Allora risposi: “io mi chiamo Massimo”. Lei mi sorrise.
Mi ricordo che sentii in quel sorriso il perdono immediato di Dio quando ci rendiamo conto delle nostre povertà. Poi mi abbracciò e mi disse: “Cosa sei venuto a fare?” Io risposi: “Ho portato questo studio dentistico per voi. Se un giorno un dentista verrà potrà lavorare”. E lei, sempre guardandomi negli occhi, mi rispose: “Verrai tu!”
So che io in quel momento dissi dentro di me: “E no. Ma cosa devo venire a fare in questo posto!” Già mi spaventava per la troppa luce che emanava. Poca luce non và bene, ma troppa luce abbaglia e non ti permette di vedere.
Dentro di me dissi: “Mai! Io non verrò mai!”
Passarono due anni. Un’estate chiusi il mio studio dentistico e venni un mese a Medjugorje. C’era il festival dei giovani. Era il 1996. C’era madre Elvira.
Io mi ero quasi dimenticato di quel fatto, di quell’episodio in cui Elvira mi aveva chiesto di andare a fare quel servizio. E lei melo ricordò: “Ah, hai visto che sei arrivato?”
Io mi ricordai che lo aveva già detto, ma incredibilmente se l’era ricordato più lei di me.
Feci questo mese di esperienza, ma più che altro per convincermi che la comunità davvero viveva di Provvidenza. Per me la droga più rischiosa della mia vita era l’attaccamento alle cose, al denaro, al benessere. Madre Elvira dice che non è “benessere”, ma “benavere”.
Quello che mi affascinava e sconvolgeva di più era la Provvidenza. Per cui mi sono detto: “Vado e vedo”.
Giravo e guardavo le dispense. Chiedevo: “Ma come, veramente vivete di Provvidenza?” “Sì, sì”.
In quel mese vidi che tutto quello che i ragazzi raccontavano nelle testimonianze era vero. Allora andai profondamente in crisi.
Tornando da quel mese di volontariato a Medjugorje coincidenza fu che morì un caro amico in moto. Rimasi per la prima volta molto toccato da questa realtà che è la morte che ci attende tutti. Andai in crisi.
Dentro di me dissi: “Se sapessi che fra un anno morirò andrei da quei giovani. Farei il dentista gratis”. Avevo vissuto un mese indimenticabile. Un mese di amicizia, di preghiera, di gioia, di allegria, di ricchezza pur nella povertà della loro vita. Ho sperimentato una gioia di vivere che in tutti i miei anni non avevo vissuto prima.
Dissi così: “Andrei lì un anno”.
Pregando mi arrivò una risposta, un pensiero, una voce, non so… Comunque mi lasciò un pò perplesso. Questa voce interiore disse: “Ma per fare ciò che veramente desideri nella tua vita devi sapere di morire? E perchè non lo fai subito?”
Mi ricordo che quella frase mi spiazzò. Allora dal cuore nacque il desiderio: “Vado un anno”. Staccavo un anno, perchè capivo proprio che avevo tanti buoni propositi, ma poi il mondo mi riprendeva, il lavoro rioccupava il centro della mia vita.
Dovevo proprio fare un passo di distanza. Anche perchè la vocazione l’avevo ricevuta da ragazzo, a 14, 15 anni. Forte, chiara. Anche lì ho proprio rifiutato per tante paure, per quelle insicurezze di cui parlavamo prima, per tante povertà che avevo nella mia vita.
Dentro di me ho detto: “Se non vado ora non vado mai più”. Sono partito e ho lasciato sorpresi tanti: amici, pazienti.
Ho fatto un anno a Medjugorje. E’ stato diverso da quel mese di esperienza trascorso come un amico, un volontario. Ho proprio vissuto la comunità. Anche i ragazzi della comunità hanno cominciato a grattare le croste, le ferite e quello mi procurava dolore, però ho capito che non dovevo più tornare indietro.
Madre Elvira veniva ogni tanto a Medjugorje. La sua presenza mi ha sempre incoraggiato tanto. Alla fine di quell’anno ho deciso di rimanere di più. In quell’anno avevo compreso che avevo bisogno di guarire tante cose.
Poi, piano piano, guarendo, con L’eucaristia e la preghiera, quella chiamata è ritornata. Ho sentito che potevo finalmente dare una risposta libera, anche se un pò in ritardo.
Tanti dicono: “La tua è una vocazione adulta” “No, no! Il Signore mi ha chiamato nell’età dell’innamoramento”. Nell’età dell’adolescenza, quando il cuore è più aperto. il Signore che è l’Amore chiama lì.
La mia è una vocazione ritardata, però oggi sono contento.
Sono 14 anni che il Signore mi ha voluto sacerdote. Ho il privilegio di vivere il ministero sacerdotale in comunità, servendo i giovani e i poveri che sono i gioielli più preziosi e più amati del nostro Dio.
Quindi ringrazio
Madre Elvira, ti ringrazio, perchè se non avessi incontrato te e la tua fede penso che oggi sarei perso chissà dove. Sarei perduto nel mondo. Forse non sarei neppure più vivo. Forse anch’io sarei in carcere come tanti giovani con cui oggi condivido il cammino.
Quindi Elvira grazie, perchè la tua fede ha incendiato il mio cuore.
Davvero ringrazio la Madonna che attraverso di te ha permesso di fare della mia vita un dono per tanti.
Grazie Elvira. Grazie a te. Grazie di tutto. Grazie per sempre.
Tratto da Youtube
Fonte: (Medjugorje Tutti i Giorni)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)